Scienze e TecnologiaLa musica automatica

di Samuele Graziani

Il meccanismo alla base era il medesimo degli organi a canne, idraulica e pneumatica mescolate ad arte per far arrivare l’aria in strumenti dalla forma di uccelli che ne imitavano, oltre all’estetica, anche il cinguettio.

Percorrendo velocemente i secoli successivi si arriva al periodo barocco, con i maestosi organi a canne e i carillon. Dal 1450 al 1650 circa si diffondono soprattutto in Germania, Belgio e nel centro Europa organi a canne di dimensioni veramente notevoli; solo per citarne uno, forse il più famoso, l’organo di Salisburgo del 1502. Alloggiano in cattedrali e municipi, sono udibili anche a chilometri di distanza, e al loro interno vedono la nascita di un meccanismo fondamentale per gli strumenti automatici futuri. La forza motrice sono ancora l’acqua e l’aria, però il moto diventa rotatorio: un grande cilindro ruota lentamente. Su di esso sono piantati, secondo una sequenza ben precisa, decine, centinaia, migliaia di chiodi. Tali chiodi nel loro movimento vanno a incontrare opportune leve, che si alzano in corrispondenza dei tasti dell’organo.
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L’altra componente importante di questo periodo sono i carillon. Chiariamo subito che i carillon non sono quelli che pensiamo noi: non sono le piccole scatole con la ballerina in tutù sopra, quelle sono le scatole musicali e compariranno dal 1769 grazie ad Antoine Favre. Ne parleremo tra poco. I carillon sono strumenti meccanici basati sul suono delle campane, prevalentemente legati alla tecnica a orologeria. Sono anche questi di dimensioni significative e legati alle cattedrali e ai municipi.
Sono proprio i carillon il nostro trait d'union verso i secoli futuri, arriviamo nel secolo dei lumi. Durante il Settecento la musica automatica acquista interesse, sostanzialmente per motivi filosofici. La musica ridotta a sequenza meccanica predefinita è riduzione dell’arte, e per traslazione della vita stessa, a pura matematica. In più nasce l’esigenza di trasportare la musica anche dove non ci sono i grandi maestri a suonarla.
A questo va aggiunto un particolare determinante. Grandi lumi intuiscono le potenzialità artistiche ed espressive della musica automatica: un suonatore, per quanto virtuoso, potrà suonare al più dieci note sulla tastiera, limitato dal numero delle proprie dita; un organo suonato da un cilindro chiodato non ha limiti: possono essere suonate in contemporanea tutte le note di cui dispone.


Immagine nella pagina:
Album portafotografie con movimento musicale a pettine, epoca vittoriana

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Aprile-Settembre 2010 (Numero 16)

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