Scienze e TecnologiaPerché la cerniera lampo è anacronistica e non lo è allo stesso tempo?

di Samuele Graziani

Sundback creò anche le macchine per produrre le nuove cerniere, che dopo il primo anno arrivarono a produrre un centinaio di metri di cerniera al giorno (oggi siamo nell’ordine di alcune migliaia di chilometri al giorno). Le innovazioni introdotte riguardavano sostanzialmente il numero di elementi, che era all’incirca triplicato rispetto al meccanismo originale rendendo più salda la chiusura, l’aumento dell’angolo di apertura dei denti che facilitava il movimento di scorrimento e l’introduzione della fettuccia di stoffa su cui attaccare i denti, che semplificava l’applicazione della medesima.

A questo punto però è il caso di fare un breve escursus su come è fatta una cerniera lampo, anche se potrebbe sembrare banale, perché tutti la utilizziamo quotidianamente.
La cerniera lampo è costituita da due fettucce di tessuto alle quali sono attaccate due catene dentate. Queste sono composte da denti, metallici o di plastica, che sulla parte superiore hanno un rilievo mentre nella corrispondente parte inferiore hanno un avvallamento, durante la chiusura i denti si inseriscono esattamente uno nell'altro. All’apertura e alla chiusura provvede il cursore che viene mosso utilizzando il tiretto. All'interno del cursore si trova una sorta di cuneo con un'angolazione tale da permettere, durante lo scorrimento verso l'alto o verso il basso, l'incastro o l'apertura dei denti. La cerniera lampo è delimitata da due pezzi terminali detti fermi che impediscono la fuoriuscita del cursore.

Torniamo nel 1917, come detto la chiusura lampo era perfezionata, ma c’era ancora un problema alla base: la gente comune non riusciva a capire cosa avrebbe potuto farsene.
Nel 1923 arrivò anche il nome definitivo zipper. Con tale nome fu brevettata da B.G. Worth, della ditta B.F. Goodrich Co., produttrice di stivali di gomma, che prese il nome dal suono che produceva alla sua apertura e chiusura: z-z-zip. In Italia questo sarà, dieci anni dopo, semplificato con zip.

Fino agli anni ’30, ma attenzione siamo nel secolo sbagliato già da diverse righe quindi qui tagliamo corto, la vita della zipper fu questa: pochi investimenti, pochi successi, qualche piccolo passo avanti nella diffusione, prima stivali, poi borse, poi finalmente i primi vestiti. E finalmente ecco le ultime date rilevanti: 1934. Fu fondata la Yoshida Kogyo Kabushililaisha, la YKK, che ancora oggi è il maggiore produttore mondiale di cerniere lampo, ma soprattutto Lord Louis Mountbatten convinse il Principe di Galles e Duca di York ad abbandonare i bottoni per la zipper, e si può facilmente immaginare quale richiamo pubblicitario possa aver dato una personalità di tale rilievo. La data successiva è il 1937. La zipper vinse sul bottone in quella nota come la Battle of the Fly, quando gli stilisti francesi la introdussero nei pantaloni maschili e la rivista di moda Esquire la descrisse come innovativa idea sartoriale e tra i numerosi vantaggi vi trovò quello di evitare la possibilità di involontari e imbarazzanti errori e disordini nell’abbigliamento maschile… non avendo ancora provato l’esperienza di scordarla abbassata!

Dal 1958 in poi, infine, non ci sono stati più cambiamenti:
è stata introdotta la catena continua a spirale, processo grazie al quale i dentini vengono applicati direttamente sul nastro.
Come ad ogni novità alla sua comparsa si formarono due schieramenti pro e contro, in particolare fu così anche in Italia negli anni ‘30. Pro furono le Autorità che la accolsero come simbolo del progresso, contro soprattutto fu la Chiesa che rimase fedele ai bottoni. Ritornando alla nostra Associazione, i due schieramenti non ci sono.
Conclusione: damine della Società di Danza, quando realizzate un abito da ballo la tentazione di una bella lampo che corre lungo la schiena, magari anche nascosta, è grande… ma tra costume da ballo e cerniera lampo… questo matrimonio non s’ha da fare!

Fine.
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Ottobre-Dicembre 2005 (Numero 2)

Acquerello di Loretta Bompiani, Palazzo Grassi
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