
Sempre scortati da Bonnet, Garibaldi, Anita e Leggero attraverso le valli giungono a Comacchio e da lì, attraversata la valle del Lido di Magnavacca ed il fiume Reno, raggiungono la Fattoria Guiccioli dove Anita, ormai agonizzante, muore. Benché in preda alla disperazione, Garibaldi viene convinto ad abbandonare la Fattoria Guiccioli e a proseguire la sua fuga, mentre Anita viene prima frettolosamente sepolta vicino alla fattoria, in località Landa della Pastorara, e in seguito tumulata, per 10 anni, alle Mandriole.

Garibaldi e Leggero continuano dunque la loro fuga, sempre accompagnati da componenti della Trafila che continuamente si avvicendano in questa operazione di salvataggio; persone, i Trafilanti, che senza nessun compenso mettono la loro vita a repentaglio solo per un ideale. Così, dalla Fattoria Guiccioli, dove Garibaldi ha salutato per l’ultima volta Anita, il gruppo di fuggiaschi raggiunge Sant’Alberto e da qui il Capanno Garibaldi, Ravenna, Forlì, Dovadola e Modigliana; in quest’ultima località, l’incontro con Don Giovanni Verità si rivelerà per Garibaldi e Leggero preziosissimo nel percorso che li porterà, valicando gli Appennini, in Toscana e poi a Cala Martina sul Tirreno, dove si imbarcheranno per la Liguria, ed infine verso l’esilio americano.
Il merito di questa operazione di salvataggio di Garibaldi e Leggero in Romagna è tutto da attribuire alla Trafila, composta da persone di tutte le estrazioni sociali; salvataggio che permetterà poi a Garibaldi di ritornare in Italia nel 1859, di partecipare alla Seconda Guerra d’Indipendenza e all’impresa dei Mille e di divenire l’indiscusso protagonista del Risorgimento Italiano.
Le fotografie dei luoghi della Trafila Garibaldina appartengono all’archivio del Museo civico del Risorgimento di Bologna. La galleria completa è disponibile all’indirizzo: www.comune.bologna.it/museocivicorisorgimento/trafilagaribaldi/index.htm
Immagini nella pagina: Capanna della Pialazza (Comacchio) Fattoria de' Marchesi Guiccioli alle Mandriole - Ravenna