La battaglia di Ciro Menotti: da imprenditore a martire per l’Unità d'Italia

Prima parte: L’industria contro il pugno di ferro ducale

di Martina Rignanese

Il tuo primo pensiero sia d’unire

(Ciro Menotti)


Monumento 1 (Miniatura 480x640 px)Centro storico di Modena, Piazza Roma. I passanti camminano, parlano e si danno appuntamento sotto lo sguardo battagliero di un uomo marmoreo. Serra con tensione il pugno destro mentre con il braccio sinistro cinge lo stendardo italiano. Vestito elegantemente con abiti del primo Ottocento, Ciro Menotti torreggia su un piedistallo con il capo riccioluto rivolto verso il luogo che emanò la sua condanna a morte: il Palazzo Ducale.
Nella vita quotidiana non si ha effettivamente tempo di riflettere su quel monumento scolpito nel 1874 da Cesare Sighinolfi.

Nonostante Menotti compaia nelle enciclopedie e nei manuali storici, i ragazzi lo sorvolano nel febbricitante ripasso di un’interrogazione e gli adulti ne hanno solo un ricordo sbiadito sepolto sotto i banchi di scuola. Facciamo, dunque, un bel salto indietro, mezzo secolo prima dell’Unità di Italia. Andiamo a conoscere meglio un ribelle che turbò il Ducato di Modena.

Monumento 2 (Miniatura 480x640 px)Ciro nacque da Giuseppe Menotti e Anna Bonizzi, il 23 gennaio 1798 a Migliarina di Carpi nel modenese. Il padre aveva conosciuto il successo imprenditoriale in età napoleonica con la redditizia lavorazione del truciolo. Il ragazzo crebbe, quindi, in un clima benestante e poté frequentare il ginnasio di Carpi in cui lo studio, unito al pragmatismo, divenne un binomio di vitale creatività che, a quindici anni, significò l’ammissione alla prestigiosa Scuola di Genio a Modena.

Sfortunatamente venne soppressa, poco tempo dopo, da Francesco IV d’Asburgo-Este (1779-1846), uomo intrigante, sospettoso, capace di durezza spropositata contro i ribelli al trono (stando a quanto riporta il garibaldino Taddeo Grandi nel libro Ciro Menotti e i suoi compagni, 1880). Egli era talmente ossessionato dalla brama espansionistica che non si era fatto scrupolo di sposare nel 1812 la figlia della sorella maggiore Maria Teresa Giovanna: Maria Beatrice di Savoia (1792-1840) il cui padre era Vittorio Emanuele I. Si racconta che la fanciulla acconsentì alle nozze piangendo e l’unione con lo zio venne celebrata tramite una dispensa di papa Pio VII. Poiché il Regno di Sardegna non seguiva la legge salica, la donna non aveva diritto al trono; il regal marito avrebbe, quindi, potuto ereditare un altro grande possedimento dopo la morte del suocero.


Immagini nella pagina:
Cesare Sighinolfi, Monumento a Ciro Menotti, 1874, Piazza Roma, Modena
Cesare Sighinolfi, Monumento a Ciro Menotti, con lo sguardo rivolto verso Palazzo Ducale, 1874, Piazza Roma, Modena

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