Mi posi al cembalo, coi versi di Goffredo sul leggio, e strimpellavo, assassinavo colle dita convulse quel povero strumento, (…) mettendo giù frasi melodiche, l’un sull’altra, ma lungi le mille miglia dall’idea che potessero adattarsi a quelle parole. Mi alzai scontento di me; mi trattenni ancora un po' in casa Valerio, ma sempre con quei versi davanti agli occhi della mente. Vidi che non c’era rimedio, presi congedo e corsi a casa. Là, senza neppure levarmi il cappello, mi buttai al pianoforte. Mi tornò alla memoria il motivo strimpellato in casa Valerio: lo scrissi su d’un foglio di carta, il primo che mi venne alle mani; nella mia agitazione rovesciai la lucerna sul cembalo e, per conseguenza, anche sul povero foglio; fu questo l’originale dell’inno “Fratelli d’Italia”.
Ora di Bologna e delle cose nostre. Di Bologna che nuovamente gloriosa ed altera, può a buon dritto annoverarsi fra quelle italiche Città che la storia contemporanea deve ricordare fra le più illustri e famose; di Bologna, che, inerme, sfornita di truppe, senza artiglieria, vinse in un attimo, pel fermo volere di tutto un popolo provocato dalla violazione dei Sovrani diritti.
Benché la serie degli atti governativi pubblicati, servano abbastanza per sé alla documentata storia dei fatti, pure non possiamo starci dal narrare alla meglio gli eventi, tali quali accaddero, quando l’impressione di mirabili ed improvvisi successi e la strettezza del tempo ci permette di raccogliere e di dare.
Al suo apparire il brusio si appiattì, ma solo per un momento. A Bologna la conoscevano più o meno tutti, eppure, quando la sua figura si stagliava nel vano della porta, c'era nell'aria quell'espressione di attonito stupore, come se improvvisamente si fosse materializzata la donna di un quadro impressionista.
♫♪♫ ...nel centro di Bologna non si perde neanche un bambino... ♫♪♫♪♫
Versi di una canzone birichina di Dalla. Ma Lucio aveva ragione. Lo schema delle vie centrali cittadine è, infatti, molto regolare. Quando la romana Bononia si stanziò, sostituendo l'antica ed etrusca Felsina, la città venne impostata seguendo due indirizzi principali: cardine e decumano. Da est a ovest si trovava il Decumano massimo, cioè le attuali vie Rizzoli e Ugo Bassi. Da nord a sud, il Cardine massimo, le attuali vie Galliera e Val d'Aposa. Attorno a queste strade, si costruì una sorta di griglia utilizzando cardini e decumani minori. Questo reticolato era costituito da isolati rettangolari aventi dimensioni simili tra loro.
Prima o poi, l’amante della storia e della cultura scozzese viene inevitabilmente attratto oltre il Canale di Caledonia, alla ricerca dei paesaggi arcani delle remote Highlands. Raggiunte queste terre estreme, è probabile che senta l’impulso di proseguire fino al termine della strada, per vedere dove e come finisce la Scozia.
Jane Austen (1775-1817) era un'appassionata lettrice. Il vizio di leggere le era stato inculcato fin da giovanissima dal padre, il Reverendo George, che nella canonica di Steventon, nella contea inglese dello Hampshire, in cui viveva la numerosissima famiglia Austen (oltre ai due genitori, c'erano anche sei figli maschi e due figlie femmine, tra cui appunto Jane, che era la penultima), aveva una biblioteca fornita di ben 500 volumi, una vera rarità a quei tempi per un uomo non benestante. Ma il fatto ancora più eclatante era che tutti in famiglia, anche le figlie, potevano attingervi liberamente, senza alcuna restrizione dettata dalla consuetudine dell'epoca di educare le femmine in modo più rigido rispetto ai maschi.
Il 25 ottobre 1836, a Parigi, vengono completati i lavori di istallazione dell’obelisco egizio in Place de la Concorde dove tuttora si trova. Si direbbe una normale operazione di abbellimento, mediante l’utilizzo di un monumento senza riferimenti politici, di una piazza che era stata il centro degli avvenimenti storici francesi ed europei più ridondanti del precedente mezzo secolo. Ma forse non è solo questo.
La sera scende gentile sulla facciata austera e di armoniosa semplicità di S. Petronio, chiesa maestosa che sempre ha fatto parte della mia vita, da quando bambina giocavo con gli amici a rincorrerci nel suo lungo e spoglio ingresso posteriore, che sbocca nello spazio di antica grazia di Corte Galluzzi. Scende la sera con bagliori dorati anche sulla cattedrale di S. Pietro, chiesa troppo ricca e distante, che non ho mai amato perché non mi ispira né confidenza né raccoglimento.
Nella mente umana, la memoria è sempre legata a sensazioni: luoghi, colori, immagini, suoni, eventi o altro che ci colpiscono e si fissano nella nostra mente in maniera imprevedibile e spesso non del tutto volontaria, solo perché ci hanno suscitato qualcosa di unico e irripetibile. Lo è ancora di più la memoria di eventi lontani, in particolare quelli storici: nonostante anni di studio, quanto resta in noi di ciò che abbiamo letto sui libri di scuola se non lo usiamo ogni giorno (ad esempio per lavoro) o non ne siamo… appassionati?
Stille Nacht, in inglese Silent Night, in italiano Astro del Ciel, è uno dei canti natalizi più famosi al mondo. La sua magia dura ininterrottamente da oltre duecento anni. Di origine austriaca, è stato tradotto o adattato in più di 300 lingue e dialetti e nel 2011 è stato inserito dall’UNESCO nella lista del Patrimonio culturale immateriale dell’umanità.