Contributi

Ottorino Respighi è stato un musicista eclettico: compositore, arrangiatore e formidabile orchestratore, violinista e violista, musicologo e direttore d’orchestra.
Nato a Bologna nel 1879 da una famiglia di musicisti e di prestigiosi scultori, fu senz’altro il musicista più importante della città di Bologna e fra i più importanti nella storia della musica italiana. Accademico d’Italia, non si iscrisse mai al partito fascista, si mantenne sempre distante dalla vita politica e pubblica italiana, immerso nella sua arte e nei suoi studi, non solo musicali.

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Il Risorgimento presenta spesso esempi di famiglie dove tutti i componenti dimostrano valore, coraggio e abnegazione: pensiamo per esempio ai Fratelli Bandiera, o a Garibaldi, i suoi figli e sua moglie Anita, o a tanti ricordati nelle cronache. Molti altri forse non li conosciamo neanche. Sarebbe però errato pensare che sia sempre così. A volte non tutti i parenti sono eroi… e ce lo ricorda la storia di due fratelli.

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Lo stemma sabaudo riluceva più possente che mai. Per Jean-François Champollion non poteva essere una coincidenza se quel toro araldico somigliava all’animale sacro del dio nilotico Hapi.
La strada per Menfi e Tebe passa da Torino, si illuminò entusiasta ammirando le insegne regali della Savoiarda Accademia delle Scienze.
Correva l’anno 1824.

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Il 17 marzo è il giorno in cui si festeggia l’anniversario dell’Unità d’Italia. Ma perché proprio questa data? Come si è arrivati formalmente alla proclamazione di Vittorio Emanuele II a Re d’Italia?
Proponiamo qui una cronologia sintetica dell’iter che, nei primissimi mesi del 1861, portò alla proposta, quindi all’approvazione e promulgazione, della legge che sanciva la proclamazione di re Vittorio Emanuele II a Re d’Italia.

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All’inizio del XVII secolo si assiste al declino dell’influsso spagnolo sulla vita delle corti europee e al contemporaneo emergere dell’egemonia stilistica francese. Intorno al 1630 la moda trasforma gli abiti in vaporose vesti generosamente scollate con maniche rigonfie, mentre le capigliature, lasciate scendere sulle spalle in morbidi boccoli, appaiono agghindate in forme meno austere.

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Ovvero breve storia del francobollo con qualche aneddoto

Il francobollo, piccolo rettangolino di carta che abbiamo applicato innumerevoli volte su buste e cartoline per i classici saluti (oggi si usa un più freddo sms!), ma quanti si sono chiesti quando è nato, dove e perché?

Quando? Ufficialmente con la riforma del 6 maggio 1840. Dove? In Inghilterra ovviamente! Perché? Figlio della rivoluzione industriale inglese. Il suo inventore nonché ideatore della relativa riforma postale fu Sir Rowland Hill (1795 –1879).

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Che bel simbolo di pace, concordia e diplomazia è la Svizzera! È l’esempio che si cita sempre quando si parla di neutralità o, più prosaicamente, di “farsi gli affari propri”!
Non è stato sempre così. Durante il Rinascimento gli Svizzeri erano vere e proprie macchine da guerra, temuti da tutta Europa! Pessima idea combatterli: lo scoprì a suo spese anche Carlo il Temerario di Borgogna… che effettivamente fu fin troppo temerario nel pensare di tenere loro testa e finì per perdere la guerra e la vita.

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Garibaldi, da amante della buona tavola qual era, non disdegnava neanche le preparazioni dolci. Pare che le gallette da marinaio farcite con uva passa fossero il suo dessert preferito, e proprio a questa sua golosità sarebbero stati ispirati quelli che oggi sono noti come biscotti Garibaldi e che sono conosciuti soprattutto in Inghilterra, più che nel nostro Paese.

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Seconda parte: La congiura e il tragico epilogo

Si doveva scendere a patti con il “nemico”. Francesco IV, perorando apparentemente la causa di uno Stato Costituzionale, pregustava in realtà l’estensione massima dei suoi domini all’intera Italia settentrionale. Una larga rete di sommosse lo avrebbe proclamato sovrano unificatore: non restava che attendere anche il prossimo passo falso di Vittorio Emanuele I, mostratosi oscillante verso i moti del 1821.

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Prima parte: L’industria contro il pugno di ferro ducale

Centro storico di Modena, Piazza Roma. I passanti camminano, parlano e si danno appuntamento sotto lo sguardo battagliero di un uomo marmoreo. Serra con tensione il pugno destro mentre con il braccio sinistro cinge lo stendardo italiano. Vestito elegantemente con abiti del primo Ottocento, Ciro Menotti torreggia su un piedistallo con il capo riccioluto rivolto verso il luogo che emanò la sua condanna a morte: il Palazzo Ducale.

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