Estratto da: Il Cinema Ritrovato. Al cinema Classici restaurati in prima visione Il Gattopardo
Dopo essere stato rifiutato da numerosi editori, il romanzo Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa (1896-1957) fu pubblicato postumo grazie a Giorgio Bassani presso Feltrinelli nel 1958. Il libro fu meditato a lungo dall’autore, un aristocratico siciliano che lo scrisse fra il 1954 e il 1957, fino ai suoi ultimi giorni.
Ambientato in Sicilia ai tempi dello sbarco di Garibaldi a Marsala, il romanzo era imperniato sul bisnonno paterno di Lampedusa e scandito in episodi dotati ciascuno di una certa autonomia.
Lo straordinario interesse del romanzo non sta tanto nella trama, quanto piuttosto nel ricco e sottile gioco della complicata realtà interiore del protagonista che nell’arte di Lampedusa trova una limpida e balenante rappresentazione. Don Fabrizio, singolare temperamento, nel quale l’orgoglio e l’intellettualismo ereditati dalla madre si scontrano perpetuamente con la sensualità e la fiacchezza ricevute in eredità dal padre, assiste inerte alla rovina del proprio ceto e al sorgere di una nuova classe sociale e, quel che è più, allo sfaldamento del suo patrimonio a vantaggio di quel Calogero Sedara, contadino senza scrupoli divenuto milionario e in seguito senatore, la cui bellissima figlia Angelica, alle ricchezze paterne, aggiunge il titolo di principessa per aver sposato il nobile e spiantato Tancredi Falconeri, nipote di Don Fabrizio. La coerenza fantastica del romanzo va ricercata nel motivo lirico della morte, o meglio, nel desolato motivo d’origine esistenziale dell’essere per la morte. Dalla coscienza di tale condizione umana scaturisce l’immobile scetticismo del protagonista.
Furio Felcini