Ma a questo punto la vicenda, già al limite del grottesco, assunse addirittura dei contorni boccacceschi: si scoprì che la Duchessa di Berry era incinta, e poco tempo dopo diede alla luce una bambina.
Luigi Filippo, ovviamente, decise di sfruttare l’evento a scopo propagandistico, e ordinò al Generale Bu-geaud, carceriere della donna, di far assistere al parto numerosi testimoni. La notizia fu, quindi, accuratamente propagandata per tutta Europa: per i legittimisti francesi si trattò di un colpo durissimo! Il ridicolo cadde potentemente sul loro prestigio!
La Duchessa, intanto, iniziò a protestare con veemenza per le insinuazioni che si stavano diffondendo sul suo conto, dichiarando che la figlia era frutto del suo matrimonio segreto con il Conte Ettore Lucchesi Palli, Principe di Campofranco e Duca della Grazia, figlio del viceré di Sicilia. Le carte comprovanti le nozze, sosteneva Maria Carolina, si sarebbero dovute trovare in Vaticano; ed in effetti alcuni documenti saltarono fuori, ma secondo i più, in realtà, si sarebbe trattato di certificati compilati dopo la nascita della figlia, e retrodatati per salvare l’onore della Berry. Fatto sta che il povero Lucchesi Palli finì per essere soprannominato, in tutta la Francia, San Giuseppe.
A questo punto la prigioniera cominciò a diventare veramente scomoda per il governo francese, e così il Thiers decise di espellere la Duchessa verso il Belgio; da qui Maria Carolina partì per Palermo l’8 giugno 1833, per poi recarsi a Praga, dove nel frattempo si era trasferito Carlo X.
E qui un duro colpo raggiunse la nobildonna: il suocero si rifiutò di ricevere quella che, ormai, chiamava sprezzantemente la Marchesa Lucchesi Palli; la donna, sosteneva il Re spodestato, aveva gettato il ridicolo sui Borbone di Francia!
Ma la Berry non si dette per vinta e, alla fine, riuscì ad ottenere un’udienza da Carlo il 13 ottobre, a Lubiana; il suocero, però, fu irremovibile: la presenza di Maria Carolina non era gradita. Inoltre, le tolse la direzione dell’educazione dei figli.
A questo punto, Maria Carolina di Berry, esce definitivamente di scena: ritornerà brevemente alla ribalta qualche anno dopo, quando Alexandre Dumas padre dedicò due racconti al suo tentativo di insurrezione in Vandea, Les Louves de Machecoul e La Vendée et Madame. La Duchessa trascorrerà il resto della sua vita in un tranquillo esilio tra Belgio ed Austria, dove morirà, a Brünsee, nel 1870.
Gli eventi qui narrati hanno una piccola coda: siamo nel 1871, quasi quarant’anni dopo la tentata rivolta della Duchessa di Berry, e la Francia è nel caos. Il Secondo Impero di Napoleone III è crollato di schianto sotto i colpi dei cannoni Krupp del Maresciallo Von Moltke, l’esercito prussiano occupa il Paese, vi sono rivolte e scontri tra diversi gruppi politici, Parigi è in fiamme a causa della Comune.
Alle elezioni per l’Assemblea Costituente le tre destre francesi, bonapartista, orleanista e legittimista, hanno la maggioranza: i deputati decidono che l’unico modo di far tornare la pace in Francia sia di riportare i Borboni sul trono. La corona viene offerta proprio ad Enrico, Conte di Chambord, figlio di Maria Carolina. Enrico è un uomo tranquillo, un moderato: sembra il candidato ideale. Ed in effetti lo Chambord accetta; ma qui salta fuori un tratto del suo carattere, sicuramente ereditato dalla madre: la testardaggine. Enrico pone per l’accettazione della corona un’unica condizione sulla quale, però, sarà irremovibile: la Francia deve rinunciare al Tricolore e riprendere la vecchia bandiera borbonica con i Fleur-de-Lys. I deputati, compresi quelli legittimisti, rifiutano indignati e l’offerta viene ritirata. Poche settimane dopo viene proclamata la Terza Repubblica: il trono di San Luigi resterà per sempre vacante.
Immagine nella pagina:
Cannone Krupp C/64 da 4 libbre con traino, guerra franco-prussiana, modellino