Per favore, lavatevi le mani!

...ovvero la sindrome di Semmelweis

di Andrea Olmo

La pulizia accurata delle mani è, per noi uomini moderni, un gesto quasi automatico, parte integrante e fondamentale delle nostre norme igieniche basilari.
Eppure… eppure questa semplice, ma importantissima, norma è una conquista relativamente recente, anch’essa frutto del XIX secolo.

Fino a metà dell’Ottocento, infatti, il lavaggio delle mani era considerato un fatto puramente estetico, senza alcuna importanza igienica, come dimostra, ad esempio, questa breve descrizione di un ospedale da campo russo durante la Guerra di Crimea (1853-56): ...I medici del pronto soccorso principale arrivavano correndo con i loro grembiuli di tela cerata irrigiditi dal sangue coagulato, e le mani coperte di brandelli di carne che gli si erano seccati addosso, lucidi come guanti di sangue rappreso. Ingoiavano rapidamente del pollo con le mani in quello stato e, leccandosi le dita insanguinate, tornavano in fretta al loro orrendo lavoro.

Una scena assolutamente disgustosa dal nostro punto di vista, del tutto abituale, però, nel XIX secolo.
Il primo uomo a comprendere la fondamentale importanza igienica di un adeguato lavaggio delle mani, fu un medico ungherese attivo verso la metà dell’Ottocento: Ignác Fülöp Semmelweis (Ignaz Philipp in tedesco).

Il dottor Semmelweis, o Naci, come veniva affettuosamente chiamato dai suoi familiari, nacque a Buda l’1 luglio 1818 da una famiglia piccolo borghese: il padre era, infatti, un tranquillo droghiere, discendente da una delle migliaia di famiglie tedesche che, lungo tutto il corso del Medio Evo e del Rinascimento, avevano lasciato la Germania per emigrare in Ungheria. Quelle popolazioni parlavano un curioso dialetto tedesco, molto arcaico e gutturale, detto Svevo di Buda.
Ignaz studiò presso il liceo di Buda, per poi proseguire la sua carriera scolastica all’Università di Pest dal 1835 al 1837, quando si trasferì a Vienna iscrivendosi alla Facoltà di Legge. Il padre, infatti, voleva fare di lui un uditore giudiziario nell’Esercito Imperiale. Naci, tuttavia, frequentò solo poche lezioni di Diritto; ben presto, infatti, scoprì la sua vera vocazione: la Medicina.

Dopo appena due anni, però, Semmelweis cambiò ancora Università: l’irrequietudine, come vedremo, sarà una costante del suo carattere. Nel 1839 rientrò a Buda, ma la locale Scuola di Medicina non lo soddisfaceva: troppo limitata e arretrata nei suoi insegnamenti. E così, nel 1841, tornò a Vienna, all’Università della capitale austriaca. Quelli furono anni importanti, la Facoltà di Medicina, infatti, fu uno dei luoghi dove germogliarono i fermenti di libertà che esplosero, poi, nel 1848.

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Aprile-Settembre 2008 (Numero 10)

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