Non è ancora sorta l’alba del 24 giugno 1959, quando un reparto austriaco in avanscoperta avvista quelle che ritiene essere le avanguardie dell’esercito francese. Dal canto loro, i francesi sono convinti di aver raggiunto le retroguardie dell’armata imperiale in fuga.
Entrambi si sbagliano, e di grosso. I rispettivi comandi impiegheranno circa due ora a capire che, in realtà, i due eserciti al gran completo, oltre all’armata sarda, si stanno fronteggiando per quella che risulterà la più sanguinosa di tutte le battaglie combattute nell’Ottocento sul suolo italiano. Di lì a poco infatti scenderanno in campo circa 260.000 uomini: il più imponente schieramento di truppe in campo del XIX Secolo secondo solo a quello di Lipsia, nel 1813, dove l’Armée di Napoleone aveva combattuto contro gli eserciti di pressoché tutte le potenze europee dell’epoca in quella che è passata alla storia come La Battaglia delle Nazioni.
Ma come si è giunti a questa situazione? Per una serie di errori di valutazione, soprattutto da parte austriaca. Dopo la pesante sconfitta di Magenta e la caduta di Milano, l’esercito imperiale si era ritirato al di là del Mincio. Il ventinovenne imperatore Francesco Giuseppe, assai preoccupato per l’accaduto, era giunto in treno da Vienna ed aveva assunto in prima persona il comando dell’esercito in Italia. Il piano iniziale degli imperiali consisteva nell’organizzare la difesa nelle possenti fortezze del Quadrilatero.
Lo stato maggiore austriaco, però, con l’umore sotto i tacchi per i rovesci militari subiti, aveva appreso con sgomento che la Francia si stava accingendo a far sbarcare 60.000 uomini sulle coste adriatiche.
In tal modo, l’armata austriaca sarebbe stata attaccata anche da est e stretta in una morsa. La notizia dello sbarco era totalmente falsa, ma bastò a scompaginare i piani difensivi degli austriaci, tanto da indurli a fare dietro front ed a prendere l’iniziativa per tentare di bloccare l’avanzata dell’esercito franco-piemontese da ovest.
Immagine nella pagina:
J.-L.-E. Meissonier, Napoleone III alla battaglia di Solferino (particolare)