O'Malommo

...ovvero Abu Tabela, l'uomo che dominò gli afgani

di Andrea Olmo

Eppure, nel giro di poco tempo, Avitabile condusse a buon fine l’arduo compito. Non è noto come vi riuscì ma, considerate le sue successive imprese, è piuttosto facile farsene un’idea.

Intanto Mohammed morì, presumibilmente ucciso dal fratello Abbas Mirza, e Avitabile, senza scomporsi minimamente, passò al servizio di quest’ultimo. Nel 1826 decise infine di lasciare la Persia e lo Shah lo salutò concedendogli grandi onori tra cui il titolo di Khan, il grado di Colonnello, nonché decorazioni e ricchezze.

Il Maharaja Ranjit Singh (Miniatura 219x306 px)Rientrato a Napoli, fu ricevuto dalla corte borbonica ma disgustato da quell’ambiente chiuso e provinciale, decise di ripartire per l’Asia giungendo nel 1827 in India dove si mise al servizio di Ranjit Singh, il potente Re dei Sikh.

Ranjit, memore delle imprese persiane di Paolo, gli affidò il governatorato di Wazirabad, una delle città più turbolente del Regno, che Avitabile resse con pugno di ferro per sette anni, trasferendolo poi, nel 1834, a Peshawar. L’incarico appariva una vera e propria missione impossibile in quanto Peshawar, città da poco annessa al Regno di Ranjit, era di fatto ingovernabile, abitata com’era da feroci pathan afgani, tutti fanatici musulmani che mal sopportavano la dominazione sikh.

Avitabile, però, non si perse d’animo. Il giorno del suo arrivo fece piantare tutt’attorno alle mura della città cinquanta pali di legno; gli abitanti risero di quella strana eccentricità, che solo un feringhi (europeo) poteva concepire. Ma già la mattina dopo tutti smisero di ridere: su quei tronchi infatti erano impalati cinquanta dei peggiori criminali della regione!

All’insegna del suo motto preferito, Per ogni crimine, una testa, Avitabile mantenne l’ordine a Peshawar con metodi a dir poco brutali: briganti e assassini venivano impalati e scuoiati vivi, chi evadeva le tasse era torturato ferocemente, fino a che non si decideva a pagare il dovuto, mentre i ladri venivano gettati dai minareti della moschea di Mahabat Khan, minareti da cui Paolo fece eliminare le cuspidi al fine di facilitare il lancio. Spesso inoltre Avitabile si dilettava ad assistere a questi spettacoli, tra una portata e l’altra dei suoi pranzi. Né fu trascurato il circondario di Peshawar: il napoletano infatti stipulò un accordo con un khan locale che, in cambio di denaro, si impegnava a portargli ogni anno almeno cinquanta teste di afridi, una delle tribù più feroci e ribelli della regione.

Grazie a questi metodi radicali, Paolo trasformò Peshawar in una città tranquilla e ordinata, guadagnandosi, se non l’affetto, quanto meno il rispetto degli abitanti, che lo soprannominarono Abu Tabela, cioè Papà Tabela. Un ufficiale inglese una volta riferì che gli afgani guardavano ad Abu Tabela ...con la stessa reverenza con cui gli sciacalli guardano la tigre.

Avitabile riscosse anche l’ammirazione degli occidentali, in particolare britannici, che passavano per Peshawar. I risultati da lui ottenuti nel governo della città, la sua cortesia e affabilità verso gli ospiti e le sontuose feste con cui li accoglieva, lo rendevano il beniamino dei visitatori europei.


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Il Maharaja Ranjit Singh

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Gennaio-Marzo 2010 (Numero 15)

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