In occasione delle Esposizioni, nell’Ottocento venivano pubblicate guide illustrate: libroni da centinaia di pagine che descrivevano quanto esposto nelle varie sale. Questo breve scritto è estratto dalle pagine 659 e 660 della guida illustrata all’esposizione di Parigi del 1867. Dopo una lunga introduzione l’autore inizia finalmente a descrivere i ventagli esposti, ma la parte interessante è proprio l’introduzione... Il ventaglio è antico al pari dell’uomo e più antico della donna.
Non è impossibile immaginare una donna senza ventaglio. Intanto che il serpente ingegnavasi a sedurre la bionda Eva, la progenitrice del genere umano doveva farsi vento con una foglia di fico.
I ventagli della signora Abele e delle signore Caino perirono nel diluvio: non fu possibile mettere nell’arca ogni cosa, perché gli elefanti tenevano troppo posto. Ma il bisogno aguzza l’ingegno: fu giuoco-forza trovare un rimedio ai torridi ardori d’un sole ancora affatto giovane, e che non aveva avuto il tempo di raffreddarsi.
Si inventò di nuovo il ventaglio.
Se ne attribuisce la gloria alla figlia dai piccoli piedi d’un mandarino a bottoni di cristallo.
I primi ventagli delle primitive civettuole dovettero essere foglie d’albero e piume di uccelli. Le dame greche usavano per ventaglio le penne occhiute del pavone, il che dovette metterle in uggia a Giunone di cui il pavone, siccome è noto, era l’uccello favorito.
In Francia il ventaglio fu messo alla moda dai profumieri italiani, venuti al seguito di Caterina de’ Medici. È tanto leggero che non fece fatica a passare lo stretto. Le inglesi se ne servirono molto per persuadersi che nel loro paese faceva caldo.
Nella storia delle corti non si parla altro che del magnifico ventaglio offerto alla grande Elisabetta – la Regina-Vestale come la chiama Shakespeare.
Immagini nella pagina: E. Tofano, Donna con ventaglio Ventaglio 1850, avorio e carta bianca pitturata