Nell’anno in cui gli italiani festeggiano il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia è difficile non cadere nella banalità, nella ripetizione, nel déjà vu.
Col 2011 si è aperto uno scenario quasi surreale in cui tutti si sono improvvisati scrittori, ricercatori e studiosi del Risorgimento, danzatori dell’Ottocento, cantanti, suonatori di strumenti antichi, cuochi di piatti tipici dell’epoca, organizzatori di gran galà dell’Ottocento e di fiere dell’artigianato del passato.
Ovunque pullulano cronologie dei fatti accaduti nel Risorgimento, in Tv si susseguono documentari dedicati alla Storia e alle guerre che dal 1848 hanno portato alla proclamazione del 1861 dell’Italia unita, numerosi i libri editi ad hoc contenenti saggi, articoli, e documenti del Risorgimento, e ancora mostre allestite per l’occasione con reperti e ritrovamenti arricchiscono musei e sale cittadine.
Finalmente tutto è diventato e diventa motivo per festeggiare in ogni angolo d’Italia questo nostro Compleanno.
Ma insieme a queste numerose iniziative culturali e storiche promosse sia dalle Istituzioni che dai privati, ecco sbocciare mille altri stimoli di carattere commerciale che fanno riflettere… o almeno, a noi che difendiamo con i denti la cultura, possono apparire quasi fuori luogo.
In un anno in cui il numero 150 è quasi obbligatorio, si notano slogan pubblicitari come 150 giorni per acquistare… in cui il numero è evidentemente in grassetto quasi a richiamare l’attenzione del possibile acquirente, oppure 150 sms a soli… in cui il messaggio è chiaramente giocato sull’equivoco del numero; oppure ancora …a soli 150 Euro al mese, in cui la cifra che richiama l’anniversario dell’Italia può aiutare la promozione del prodotto. Oppure ancora i colori dei prodotti commerciali possiedono sempre un richiamo al nostro tricolore!!!
Immagine nella pagina:
Immagine di anonimo comparsa su La Rana (particolare), per gentile concessione del Museo civico del Risorgimento di Bologna