Giuseppe Bassi (che poi assunse il nome di Ugo in omaggio a Foscolo) nacque a Cento il 12 agosto 1801 da Luigi, impiegato nelle dogane e da Felicita Rossetti. Ad appena due anni si trasferì con la famiglia a Bologna, dove frequentò la scuola degli Scolopi, in piena età napoleonica. Il 31 marzo 1815 Gioacchino Murat lanciò da Rimini il
Proclama agli Italiani, perché si unissero a lui per costituire uno Stato italiano indipendente. Anche Bassi rispose al richiamo e si offrì come volontario, ma venne rifiutato perché troppo giovane e gracile.
Nel 1816 entrò nel Collegio barnabitico di Santa Lucia a Bologna, nel 1821 pronunciò i voti monastici e venne destinato alla predicazione. Durante gli studi, oltre a perfezionarsi nell’arte oratoria imparò a disegnare, suonare numerosi strumenti, comporre musica e apprese l’inglese, il francese, il latino e il greco. Nel 1828 iniziò a tenere prediche nelle varie città italiane in cui di volta in volta veniva chiamato: Vercelli, Alessandria, Torino, Napoli, Milano, Genova... Al 1833 risale il suo incontro e l’amicizia con Alessandro Gavazzi, come lui padre barnabita, di sentimenti patriottici e poco amante delle regole del proprio ordine.
Nel 1835 le sue prediche tenute nella città natale durante la Quaresima ottennero grande successo di pubblico, ma anche non poche critiche per i toni e i contenuti, a tal punto che lo stesso pontefice Gregorio XVI gli consigliò benevolmente di essere più riflessivo. Nel 1837, appena tornato da un ciclo di prediche tenuto a Palermo, appreso che nella città era scoppiato il colera chiese e ottenne dai superiori di tornare in Sicilia per assistere i malati. La sua figura divenne così popolare che quando l’epidemia cessò gli fu dato il compito di tenere il discorso durante la solenne funzione di ringraziamento.
L’anno successivo pubblicò con lo pseudonimo
Ugo Selvaggio la tragedia
Ugo da Esti. Nel 1840 in seguito alle aspre polemiche scoppiate intorno alle sue prediche, gli fu proibito di predicare negli Stati Pontifici e venne relegato nel collegio dei barnabiti di San Severino Marche. Questo duplice provvedimento provocò in lui una profonda crisi spirituale, tuttavia i superiori dell’ordine ne presero le difese; pochi mesi dopo ottenne il trasferimento presso i barnabiti di Napoli, dove ebbe il permesso di predicare nella chiesa annessa al collegio e trovò la benevolenza dell’arcivescovo.
Immagine nella pagina: C. Parmeggiani, Monumento a Ugo Bassi, 1888, Via Ugo Bassi, Bologna