Il salotto di Nonna SperanzaBreve viaggio nella storia

di Marinette Pendola

In questo viaggio non partiremo verso contrade lontane, ma visiteremo luoghi vicini che, per la distanza temporale che ci separa, ci offrono lo stesso fascino esotico. Percorreremo l’Italia in quel breve lasso di tempo fra il 1859 e il 1862 in cui si compie l’Unità d’Italia. Coglieremo i cambiamenti, le mentalità, i costumi in quel particolare periodo della sua storia con lo sguardo di una viaggiatrice, Louise Colet, che proprio in quegli anni attraversa in lungo e in largo il paese, annotando ogni incontro, ogni esperienza, ogni emozione.

39 (Miniatura 530x662 px)Numerose sono le straniere che viaggiano in quel periodo in Italia, affascinate dalle imprese risorgimentali. Alcune di loro, per il loro coinvolgimento diretto, sono entrate a far parte di quel gruppo di eroine che hanno attivamente contribuito al Risorgimento, come Jessie White Mario (v. Jourdelò n°7, apr-set 2007). Altre esprimono con passione il loro attaccamento alla causa italiana, contribuendo con i loro scritti a farla conoscere nel resto d’Europa. Una di queste ultime è Louise Colet, più nota forse come amante di Flaubert e ispiratrice di Madame Bovary. Nelle quasi 1800 pagine che dedicò al suo viaggio in Italia durato un anno e mezzo, si rivela un’attenta osservatrice dei costumi e del fervore che anima il paese e lo descrive con viva partecipazione. Non si tratta di un semplice diario di viaggio, ma di una vera e propria opera d’impegno politico. Lo dimostra il titolo L’Italie des Italiens, derivato da una frase che Vittorio Emanuele II pronuncia al Parlamento di Torino il 2 aprile 1860: L’Italia deve essere d’ora in poi l’Italia degli Italiani.

Quando il 15 ottobre 1859 la viaggiatrice lascia Parigi, realizza un sogno che nutre sin dall’infanzia e che è diventato, dopo la partecipazione francese alla campagna del ’59, il desiderio più impellente del [suo] spirito. Come tutti i viaggiatori che visitano per la prima volta una terra nuova, Louise Colet annota innanzi tutto ciò che le appare insolito. Sin dal suo arrivo in Liguria, si stupisce che si viva per così dire all’aria aperta, sotto gli occhi di tutti. Infatti le donne cuciono, vestono i bambini, fanno il bucato e si pettinano davanti a casa. Osserva l’estrema povertà del popolo, più evidente nei bambini. Incontra monelli genovesi cenciosi e sporchi, nelle campagne piemontesi contadinelli in cenci che offrono cianfrusaglie raccattate sui campi di battaglia, a Venezia bambini cenciosi davanti a piccole bancarelle che vendono caramelle e vari dolciumi. Da anticlericale convinta non può fare a meno di notare che i monaci e i preti sono sudici dalla testa ai piedi e fiutano costantemente tabacco, e che sono profondamente ignoranti, come quel giovane cappuccino che ignora completamente il nome dei grandi maestri i cui dipinti sono esposti nelle chiese. Altro motivo di stupore è quel subito costantemente sulla bocca dei camerieri. È una delle parole che più le fanno perdere la pazienza, per il contrasto con la lentezza dei domestici di alberghi e caffè(…). I primi giorni esaspera il viaggiatore abituato alla velocità parigina; poi ci si abitua a queste lentezze; se ne apprezza persino il fascino…


Immagine nella pagina:
E. Giraud, Ritratto di G. Flaubert, ca. 1856

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Maggio 2011 (Numero 18)

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