CARICAT!

La rinascita della Cavalleria italiana

di Lorenzo Nannetti

L'Ottocento rappresenta un’epoca e un mondo dal particolare fascino, nel quale il cavallo assume rilievo da protagonista, anche se la macchina, che muove i suoi primi timidi passi, si affaccia per scalzare il primato del nobile quadrupede. Cavalieri e amazzoni, diligenze e carrozze esprimono, con la loro presenza, il tipico ambiente e l’atmosfera ottocentesca, i cui sentimenti di romantica signorilità e cortesia prevalgono sulle altre manifestazioni e istinti umani, creando quel tono e quello stile che il successivo progresso non riuscirà più a far rivivere. È il secolo d’oro della rinnovata cavalleria che, sulle orme del rilancio napoleonico, giungerà al massimo fulgore della Belle Epoque, visibile anche negli aspetti esteriori dell’uniforme. Un’epoca quindi e uno stile che si ricordano volentieri anche per l’esempio di quegli uomini che, allo scoccare dell’ora, hanno saputo montare a cavallo e lanciarsi al galoppo verso l’immortalità per un seducente amore, quello verso la patria.
Con queste parole lo storico e studioso Rodolfo Puletti iniziava il capitolo dedicato alla rinascita della Cavalleria italiana nell’Ottocento nel suo libro CARICAT! Tre secoli di storia dell’Arma di Cavalleria. Le armi da fuoco avevano spezzato il predominio della cavalleria medioevale con armatura e lance, rendendo la fanteria ancora una volta regina delle battaglie; ma la cavalleria non era morta e col tempo ne era stata riscoperta l’importanza: la velocità, la mobilità e il coraggio degli uomini a cavallo rimanevano ineguagliati e sempre più necessari in ogni scontro. Proprio durante l’avventura dell’Imperatore francese i cavalieri italiani - che si erano mostrati eccellenti già nel secolo precedente - avevano dato ulteriore prova del proprio valore ed abilità in innumerevoli battaglie al fianco dei francesi; con la Restaurazione, ora molti veterani tornavano a far parte dell’esercito sardo portandosi dietro un grande bagaglio di esperienza. L’esercito sabaudo si trovava così a disporre di sei reggimenti principali: Nizza, Piemonte Reale, Savoia, Genova, Novara, Aosta. Il loro equipaggiamento era costituito principalmente da elmo, sciabola e pistolone (una sorta di carabina corta); due squadroni per ogni reggimento erano inoltre dotati di lancia.
La cavalleria fu l’arma che più si distinse durante la I Guerra d’Indipendenza, dove spesso caricò con successo schiere nemiche più numerose e vari soldati e ufficiali si guadagnarono onorificenze per atti di valore personale. A Pastrengo i Carabinieri a cavallo della scorta di Re Carlo Alberto costrinsero alla fuga un contingente austriaco con una carica immortalata nell’omonimo quadro di Sebastiano De Albertis. Lo scontro fu piccolo e di ridotta importanza, ma fornì morale alle truppe sabaude, così come altre gesta eroiche degli uomini di Genova a Governolo.



Immagine nella pagina:
Tenente dei Cavalleggeri di Alessandria nel 1859

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Novembre 2011 (Numero 19)

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Effetto ottico in stile operetta: la dama è sullo sfondo. Anonimo

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