Durante ogni ballo raccolgono gli sguardi più incuriositi, e con i loro colori e le loro decorazioni contribuiscono a rendere l’atmosfera dei danzatori ancora più suggestiva. Sono le divise dei cavalieri che provengono dalle forze armate e che, nell’Ottocento, erano una costante di ogni festa che si rispettasse. Oggi diamo per scontato l’esistenza di uniformi militari e, seppure nel XIX secolo fossero una pratica consolidata, esse non potevano vantare una storia particolarmente lunga.
Pensiamo infatti che anche solo nel Rinascimento gli eserciti erano composti di soldati vestiti nella maniera più diversa. Alle armature elaborate dei Gens d’Armes a cavallo, eredi dei cavalieri medioevali, si contrapponevano i vestiti multicolori dei Lanzichenecchi e degli Svizzeri, e abiti da tutti i giorni per le truppe più semplici. Anche nel XVII secolo, durante la Guerra dei 30 anni, abbandonate in gran parte le armature per l’aumentato potere delle armi da fuoco, i soldati tendevano a portare abiti comuni di foggia simile eppure senza particolari segnali di riconoscimento. Ma come capire chi era un amico e chi un nemico sul campo di battaglia, tra la confusione e il fumo della polvere da sparo?
Le bandiere erano sicuramente il mezzo principale con cui riconoscersi, servivano come punto di richiamo e raccolta per i soldati ed erano di conseguenza considerate di estrema importanza pratica, oltre che morale. Ma nel caos degli scontri, o più semplicemente quando si doveva fare la guardia agli accampamenti, ecco che le difficoltà a riconoscersi tra amici e nemici potevano rimanere elevate. Si ricorreva spesso a una fascia o sciarpa colorata in stoffa o, per chi poteva permetterselo, in seta. Il colore identificava l’esercito di appartenenza ed era dunque un buon segno identificativo. Peccato però che nulla garantisse che due eserciti contrapposti non avessero scelto due colori sufficientemente diversi…
Se anche alcuni eserciti provarono a istituire abiti e colori uguali per le proprie truppe, questo non ebbe particolare successo all’inizio, specialmente perché assieme a piccoli nuclei di forze nazionali si univano spesso grandi contingenti di mercenari vestiti nelle maniere più disparate. Anche nei casi migliori poi, mesi di campagne militari tra fango e freddo spesso contribuivano a rovinare gli abiti che venivano dunque sostituiti con qualunque cosa capitasse per mano.
Difficile dire chi, per primo, ebbe l’idea di equipaggiare completamente le proprie truppe con uniformi (ovvero abiti che uniformassero tutti i soldati allo stesso standard) e curarsi che così rimanessero. Spesso si citano gli svedesi di Gustavo Adolfo, ma è più corretto dire che furono gli olandesi di Maurizio di Nassau a metterlo in pratica per primi nel XVII secolo. La trovata fu poi ripresa in sequenza da tutti i grandi stati europei e, per la fine del 1600, tutti gli eserciti avevano la propria uniforme.
Immagine nella pagina:
Tromba in tenuta ordinaria degli Ussari di Piacenza del 1860