Lo so avrei dovuto scrivere l’editoriale nello stesso stile di sempre per farvi trovare i classici punti fermi. Avete ragione… ma non posso far finta di niente… anche per me è il 150° e non me la sento di non dire nulla al riguardo.
Ma cosa dire? Tutto è già stato detto e ridetto, scritto e riscritto in bella copia da tanti. Allora mi sono ricordata di parole lette e che rispecchiavano il mio sentire, ve le riporto.
[…] L’Italia a cui siamo affezionati è un posto in cui persone straordinarie hanno fatto cose straordinarie, comportandosi in modi leali e onesti, facendo le cose bene, avendo ambizioni di grandezza e qualità.
E l’Italia a cui siamo affezionati è quella che quelle persone, molte persone, hanno sognato ma non hanno mai visto realizzata e non se ne sono dati pace.
Un’idea di paese con un senso della comunità, della correttezza, del bene e del male, che trovassero applicazione e costruissero un orgoglio nazionale pari a quello di altri grandi paesi del mondo.
Un paese a cui pensare con commozione e partecipazione invece che allargando le braccia.
Un paese che non trovasse scuse ai suoi ritardi nella costruzione di un’identità nazionale di cui andar fieri.
Un grande paese, prima che una patria.[…] L’Italia che […] ci interessa è […] l’Italia dei giorni normali, non dei momenti drammatici. È la nostra capacità di produrre qualcosa di cui andar fieri che non risalga a prima dell’alluvione di Firenze, che non abbia sempre e solo a che fare con la tragedia e la sconfitta, che riguardi l’Italia come è oggi e non solo come è stata a volte una montagna di anni fa.
La nostra capacità di non dovercela sempre far prestare da qualche antenato, l’Italia.
Ora non vi resta che scoprire da voi i contenuti…
Buona lettura