L'Ottocento fuori dall'Europa: ascesa e caduta della nazione Zulu

di Fabio Mosti

Seppur ritenuta di minore importanza storica, e nonostante il suo impatto marginale nel bilancio globale del colonialismo britannico, la guerra con gli Zulu acquista un peso enorme se osservata come fatto umano. Raramente infatti, nel corso della storia, una potenza genuinamente non europea ha saputo, come gli Zulu, ergersi alla pari degli invasori forte soltanto della propria diversità. I fatti che andiamo ora a narrare sono quindi, più che la cronaca di una guerra di confine, la testimonianza dello scontro fra due mondi, la cui eco è tuttora udibile, vivida, nei luoghi che ne furono teatro.

Nell’ultimo quarto del Settecento, mentre l’Europa modificava profondamente la propria struttura politica e sociale, scossa fin dalle fondamenta dall’incendio della Rivoluzione prima e della tempesta napoleonica poi, nel cuore dell’Africa sorgeva un impero destinato ad opporsi fieramente all’espansione coloniale europea. Nel 1778 vide la luce in Natal il giovane Shaka, figlio illegittimo del re Senzangakhona, capo di un piccolo clan dell’etnia Nguni. Questo clan aveva il nome di Zulu, ed occupava un territorio di poco meno di 2000 kilometri quadrati; nel giro di due generazioni avrebbe dominato un territorio dodici volte più vasto.

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Aprile-Settembre 2006 (Numero 4)

Gran Ballo dell'Unità d'Italia, Barbara Gadani, tecnica mista, 2006

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