Diciamolo subito, per evitare fraintendimenti. Non parliamo di scalate sull’Himalaya o di costruzioni di igloo, parliamo di alimentazione, parliamo di frigoriferi. Nel nostro amato Ottocento inventano anche quelli. Prima del frigorifero c’erano le ghiacciaie. Erano veri e propri locali, se ne trovano di diverse grandezze, nei quali veniva immagazzinato il ghiaccio durante l’inverno, per poi essere utilizzato nei mesi caldi. La produzione del ghiaccio era necessariamente localizzata nei soli posti con temperature rigide e abbondanza d’acqua, tipicamente le montagne. La conservazione del cibo fresco era ovviamente molto limitata, si era in presenza di un uso sostanzialmente locale dei prodotti freschi. Il commercio di lunga distanza era possibile solamente per prodotti essiccati, affumicati, salati, secchi.
Prima di addentrarci nella parte storica dobbiamo necessariamente fare una piccola e breve introduzione scientifica… cercando di essere chiari e brevi senza scendere troppo nella termodinamica. La legge fisica che ci interessa è l’effetto Joule-Thomson, elaborata nel 1852 a partire dal teorema di Carnot del 1824, per la quale la temperatura di un gas diminuisce all’espandersi del medesimo. Quindi il gas deve essere in qualche modo compresso, fatto passare attraverso una valvola, ed espandendosi assorbirà il calore necessario dal sistema in cui è inserito che di conseguenza sarà raffreddato.
Immagini nella pagina: Ghiacciaia, 1830 ca. Una cartolina del 1910