Villa Baruzziana
Percorrendo una delle strade più scenografiche della città, fuori dal centro storico in direzione del Colle di San Mamolo, si raggiunge l’Eliso, dal 1836 dimora di Cincinnato Baruzzi, lo scultore allievo prediletto di A. Canova, che qui si stabilisce con l’intento di realizzare una casa museo dove poter raccogliere ed esporre opere d’arte.
Unica per la bellezza della posizione e circondata da un vasto terreno in declivio verso le antiche mura, la villa, in elegante stile neoclassico, diviene uno dei luoghi d’incontro delle personalità più significative del momento, uomini di potere, artisti e letterati.
Grazie al fratello Tito, compagno di studi di G. Rossini, lo scultore stringe amicizia con i protagonisti della scena teatrale cittadina; in un’iscrizione marmorea del 1842 ricorda l’invulnerabile delizia delle arti di una serata memorabile, organizzata nella sua casa, in compagnia del compositore e di altri ospiti d’eccezione.
Lo scultore esegue tre busti marmorei dell’amico musicista: su commissione del principe di Metternich (di cui qui è conservato il calco in gesso), su richiesta del Consiglio comunale cittadino, destinato al Liceo musicale, e su ordine di Giovanni Ricordi, al fine di arricchire la sua collezione nei magazzini milanesi.
Causa la posizione strategica, la villa viene occupata durante l’attacco austriaco del 1849, trasformata in fortilizio e poi gravemente danneggiata. Baruzzi dedica il resto della sua vita al progetto di ricostruzione di quanto perduto, anche grazie all’aiuto dell’amico Rossini, che lo sostiene con il suo appoggio e le sue conoscenze.
La Certosa
Ai piedi del colle di San Luca, e ad esso collegato con un lungo porticato tramite il Meloncello, sorge il cimitero monumentale della città che fin dal 1801 trova la sua ubicazione nel trecentesco monastero certosino, fatto chiudere da Napoleone cinque anni prima.
A memoria della grandezza artistica del complesso, restano molte strutture architettoniche tra cui spicca il campanile, rinascimentale, e la Chiesa di San Girolamo, riccamente affrescata (XVII sec.) ed impreziosita da stucchi, statue, lapidi e intarsi lignei di grande bellezza.
Per accedere al cortile, un luogo caro ai pellegrini di ogni tempo, si passa attraverso l’Ingresso settecentesco, con un imponente prospetto a cinque navate.
Il maestoso Ingresso ottocentesco, invece, formato da quattro pilastri e da eleganti cancelli in ferro ed abbellito dalle statue di due donne piangenti in atto di abbandono, consente di raggiungere la Via della Certosa, che corre lungo il lato nord del perimetro.
L’interno dell’area cimiteriale è un viaggio nel tempo, a cominciare dai resti dell’antica necropoli etrusca qui rinvenuta nel 1869, e gli stili dei chiostri, delle sale, dei portici, delle logge, delle gallerie e dei lucernari, con le loro diverse decorazioni artistiche, consentono di seguire lo svolgere della storia dell’arte attraverso le vicende delle famiglie, dei protagonisti della città e, soprattutto, degli artisti chiamati a lasciarne eterna testimonianza.
Nel 1820 Gioachino Rossini acquista una tomba di famiglia nel V chiostro, a Levante, in corrispondenza dell’arco n. 6. Qui vengono sepolti i genitori, Anna Guidarini e Giuseppe Rossini, lo suocero, Giovanni Colbran, e sua figlia Isabella.
Lo scultore Del Rosso di Carrara realizza un monumento in cui è scolpita la figura della prima moglie del compositore, seduta e appoggiata a una colonna, mentre regge il busto del padre; più in basso un piccolo angelo suona una cetra.
Immagini nella pagina:
Villa Baruzziana, Bologna
Monumento Rossini Colbran, 1823, particolare, Certosa di Bologna