Giustizia è fatta

I popolani bolognesi e la giustizia pontificia all’indomani del biennio rosso

di Mirtide Gavelli


Quale fu invece la sorte dei popolani, di quelle centinaia di comuni cittadini, già al limite della sopravvivenza, che non ebbero l’opportunità e neppure l’idea di lasciare la città? Per capirlo torniamo all’Indice di quattro elenchi degl’Inquisiti pei delitti commessi nell’agosto e settembre dell’anno 1848 e di altri delitti in odio di parte, cui abbiamo accennato poco fa.
La rubrica contiene 278 nomi. Tra questi, scorrendo l’elenco, troviamo il nostro Luigi Pajoli, ma anche Innocenzo Bruni, morto poverissimo dopo il 1905, ultraottantenne, dopo avere lavorato come facchino per tutta la vita, e avere passato gli ultimi suoi anni a chiedere sussidi alla Società per i Superstiti dell’8 agosto1; Guglielmo Cenni, che fece poi parte dei volontari garibaldini e dell’esercito sabaudo; Gaetano Vicinelli, che scrisse una interessante memoria di quegli eventi; Agamennone Zappoli, commediografo che già il 28 agosto mise in scena all’Arena del Sole un dramma popolare intitolato Il trionfo del popolo bolognese nell’8 agosto 1848, ma che alla caduta di Bologna in mano austriaca sfuggì all’arresto, morendo pochissimi anni dopo in esilio...

Come dice l’intestazione del fascicolo, si tratta di persone coinvolte nei fatti dell’agosto e del settembre 1848, accusati di delitti in odio di parte: a tutti gli effetti, accusati per reati politici. Seguendo la vicenda di Pajoli, troviamo che nel dicembre del 1848 egli viene accusato di omicidio, estorsione ed altro ancora. Insieme a lui, con accuse simili, seppure in momenti diversi, vengono arrestati Pasquale Marzocchi, Angelo Giulli, Raffaele, Angelo e Luigi Callegari, Pietro e Luigi Roncarati, Francesco Menarini, Davide Fontana, Giuseppe Santarelli, Ferdinando Golfieri, Raffaele Peli, Gaetano Vicinelli, Paolo Trebbi... tutti citati da Pajoli nel suo memoriale come persone attivissime nella rivolta dell’8 agosto 1848. Ne troviamo le tracce, spostati da un carcere all’altro dello Stato Pontificio: a Bologna il Carcere della Carità, dell’Abbadia, le Carceri Criminali, quelle Politiche, e poi Forte Urbano a Castelfranco, e ancora le Carceri di Imola, Faenza, Forlì, Cesena, Rimini, San Leo, giù giù fino a Roma, dove soggiornano tra Castel Sant’Angelo, le Carceri Nuove e San Michele. Qualcuno subisce processi, qualcuno no. Alcuni vengono condannati addirittura alla galera a vita (Gaetano Vicinelli nel 1854) poi, a partire dal 1854, ad uno ad uno, vengono tutti rilasciati. Pajoli tornerà a Bologna, come racconta, dopo 69 mesi di carcere.

Furono corrette azioni di polizia e giudizi insindacabili, o furono vendette politiche? Il dubbio è legittimo, e provocato dalla lettura delle carte, dei nomi dei coinvolti, dei capi di imputazione gravissimi che talvolta portarono a condanne, poi magicamente scomparse. Certo, per potere dare un parere appropriato, occorrerebbe fare uno studio approfondito e puntuale, ma certamente anche solo un sondaggio di questo tipo porta a cogliere aspetti di queste giornate che raramente vengono ricordati.

Questi uomini, soprattutto i popolani, di cui sappiamo poco per mancanza di documentazione scritta, rischiarono la propria vita e la propria libertà in nome di ideali forse un po’ confusi, ma comunque presenti. Erano ben consci di quello che stava accadendo, anche se il loro livello di preparazione politica era sicuramente rozzo ed elementare. Ma pagarono sempre in prima persona, e spesso più pesantemente di altri (alcuni morirono anche in carcere). Qualcuno, come Luigi Pajoli o Gaetano Vicinelli, riuscirono a lasciarci le proprie memorie; di altri rimane solo il nome, di alcuni neppure quello.

E quindi ricordiamoli con il grande monumento che venne loro dedicato nella Piazza del Mercato, ribattezzata appunto Piazza dell’8 agosto 1848: il Monumento ai caduti dell’8 agosto, meglio noto come Monumento al Popolano, realizzato dallo scultore Pasquale Rizzoli ed inaugurato il 20 settembre 1903, ad imperitura memoria di quegli eventi.


1 Di lui il Museo del Risorgimento conserva un commovente medagliere ed una fotografia. Le cinque medaglie che ne attestano la partecipazione alle vicende dell’Unificazione sono cucite con punti malfermi ad un bracciale bianco e rosso in stoffa, con stampato 8 agosto 1848, bracciale che serviva in occasione delle commemorazioni annuali della gloriosa giornata, cui evidentemente egli prendeva parte.


Immagini nella pagina:
P. Rizzoli, Monumento ai caduti dell’8 agosto 1848, Bologna

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Maggio 2019 (Numero 29)

Anonimo, Li 8 agosto 1848. La cacciata dei tedeschi da Porta Galliera dal Popolo Bolognese, 1848, Museo civico del Risorgimento di Bologna

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