Fra i molti Bolognesi accorsi per difendere la città e cacciare gli Austriaci portando armi o ciò che avevano, sprangando porta San Felice, porta Lame e finalmente attaccando quanto e come potevano i battaglioni di fanti austriaci appostati in posizione sopraelevata, in Montagnola, ci sarebbe dovuto essere anche Antonio Muzzi.
Il pittore, conosciuto in città e apprezzato nei salotti della Bologna bene, è uno dei volti che mai ci si sarebbe aspettati in armi per scegliere un partito ben preciso e rischiare, nel caso, la carriera. In effetti, in quel 1848 che vide la battaglia più celebre del Risorgimento bolognese Muzzi era, suo malgrado, in Russia e si sarebbe potuto defilare.
Eppure l’anno successivo, appena tornato, decise di farsi raccontare di nuovo gli avvenimenti di quella giornata campale di cui aveva saputo corrispondendo con gli amici rimasti in città. Riordinò le idee e dipinse il quadro che sarebbe diventato l’immagine simbolo della battaglia, ambientandolo verso sera vicinissimo a quella Porta Galliera, riconoscibile sulla sinistra, da cui furono cacciati gli Austriaci al termine di una giornata infinita.
Per chi conosceva e abitava la Bologna della metà dell’Ottocento anche tutti gli altri riferimenti erano chiari e ben posizionati. La porta, che viene inquadrata dalla parte dell’attuale piazza XX Settembre, naturalmente era affiancata da due ali di mura che si intravedono sullo sfondo e dalle quali sbuca una porzione della distrutta fortezza; il colle della Montagnola era ancora privo dell’ingresso scenografico in pietra costruito alla fine dell’Ottocento verso quello che oggi è l’incrocio fra i viali, l’autostazione, la stazione e il ponte Matteotti e, soprattutto, le case antiche dipinte sulla destra del quadro chiudevano una via inesistente nella forma e nel nome, via dell’Indipendenza, creata intorno agli anni Settanta del XIX secolo come rettifilo alla francese parallelo alla via che da sempre ha tagliato il centro di Bologna, via Galliera. Non c’erano possibilità di equivoci: una battaglia, quella battaglia, ambientata in un luogo chiaramente e distintamente riconoscibile era un manifesto d’intenti, un omaggio sentito anche se tardivo.
Oggi il dipinto è conservato al Museo civico del Risorgimento, in piazza Carducci.
Immagine nella pagina:
G. Sabatelli, Ritratto di Antonio Muzzi, Pinacoteca Nazionale di Bologna