Avete presente il film The Aeronauts con l’acclamato Eddie Redmayne? Quello in cui lui e lei, mezzi assiderati, si fanno gli occhi dolci al di sopra delle nuvole su di una mongolfiera? Ecco, è più un prodotto cinematografico che storico… ma possiede una base di verità da cui attingeremo.
Le previsioni del tempo sono per noi pane quotidiano. Tutti abbiamo lo smartphone che ci dice che aspettarci dal cielo, ora per ora, nei prossimi sette giorni. E visto che non ci prendono mai, ci arrabbiamo sempre. Dietro a quell’insopportabile disegnino di nuvoletta (c’è sempre il sole da lunedì a venerdì e piove nel fine settimana) c’è un mondo scientifico che viene da lontano. Partendo molto distante dalla scienza, per poi avvicinarcisi nel nostro amato Ottocento.
La meteorologia è la scienza che studia i fenomeni fisici che avvengono nell’atmosfera terrestre. Una scienza. La parola ha origine greca, e originariamente aveva un’accezione molto diversa da quella odierna. La meteorologia andava di pari passo con l’astrologia, che propriamente una scienza non è. Erano entrambe una forma di divinazione del futuro: alle osservazioni dei fenomeni venivano aggiunte speculazioni filosofiche. E stiamo parlando di Aristotele, non di uno qualunque. Senza perderci nel lungo percorso della protometeorologia, quello che possiamo facilmente intuire è che la parte scientifica di base era l’osservazione e la storicizzazione dei fenomeni, poi l’elaborazione delle previsioni si basava sulla posizione dei pianeti e degli astri…
Le misure iniziarono ad essere più accurate con alcune invenzioni tecnologiche di un certo rilievo a partire dal Cinquecento: ad esempio l’igrometro progettato da Leonardo per misurare l’umidità dell’aria, o il barometro di Torricelli del 1643 per la misurazione della pressione atmosferica.