Dal Grand Tour al souvenir di viaggio

di Silvia Fini

È esistito un tempo in cui il viaggio era inteso soprattutto come necessità, ma a partire dal ‘600 il suo significato si modificò estendendosi anche in nome della curiosità e della conoscenza, del piacere dell’evasione e del puro divertimento. Da quel momento il viaggio in Italia divenne la tappa privilegiata di un giro che i giovani rampolli dell’aristocrazia europea, gli artisti e gli uomini colti cominciarono a intraprendere con regolarità, per accrescere la propria cultura.

G. P. Pannini, Galleria di vedute di Roma moderna, 1759 (Miniatura 218x147 px)

Il Grand Tour, ossia il Grande Giro, nacque da un’idea della regina Elisabetta I d’Inghilterra, che istituì delle borse di studio destinate ai giovani delle famiglie aristocratiche per un soggiorno triennale in giro per l’Europa. I giovani, spesso accompagnati da un tutor adulto, durante il viaggio imparavano la politica, la storia e l’arte dei paesi europei, trascorrendo il tempo tra conferenze, ricevimenti e visite a collezioni. Dopo l’iniziativa di Elisabetta I, Luigi XIV di Francia ne adottò una simile compiendo un gesto ancora più rilevante: nel 1666 venne fondata a Roma l’Accademia di Francia per accogliere giovani artisti francesi che potevano completare la loro formazione, traendo ispirazione dalle opere d’arte, durante un soggiorno che durava da tre a cinque anni, a seconda delle discipline.


Immagine nella pagina: G. P. Pannini, Galleria di vedute di Roma moderna, 1759

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Maggio 2024 (n° 34)

E. Matania, Partenza da Napoli di 180 volontarii colla Principessa Belgioioso, in F. Bertolini, Storia del Risorgimento Italiano, Milano, Treves, 1899, colorata artificialmente.

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