Lei mi teneva tra le braccia, io facevo finta che foste tu e papà e Leni e Dan, tutte le persone che avevo perso lungo la strada. E poi si è messa a sussurrarmi delle cose, tutte incentrate sull'amore, sulla bontà, sull'ottimismo e sulla forza. E su di te. Sulla nostra famiglia.
Un uomo, un artista in procinto di inaugurare la prossima mostra, cerca sollievo dalla crisi di comunicabilità con il suo mondo, rifugiandosi nell'isola di Favignana.
I quattro giovani erano seduti insieme: le ragazze con le gonne a balze gonfiate dalle crinoline che si spargevano intorno a loro come enormi, pallide rose, i giovanotti impeccabili nello loro giacche con le spalle alte, le sciarpe bianche al collo.
E intanto che penso, scrivo.
Non sarà mica sangue l’inchiostro con cui scrivo?
Penso: sono un condannato a morte, dopotutto.
Mi viene da scrivere che la condanna di un condannato a morte è il tempo che intercorre tra due condanne, sempre le solite, il vivere e il morire. Mi viene da pensare di avere appena scritto una sciocca bugia e una sciocca verità.
Antoniette trasalì violentemente. Era diventata pallidissima; a voce bassa, strozzata, mormorò: “Non potrei restare anche soltanto per un quarto d’ora?”. Un ballo… Mio Dio