“Ma voi lo sapete a quanta gente do lavoro io?" tuona Vincenzo avvicinandosi. “Lo sapete cos'è Casa Florio?”
Indossava i panni da adulta con estrema leggerezza, come fossero uno stato in cui immergersi solo in caso di assoluta necessità, una temporanea interruzione al divertimento e al sacro principio di non stare in ansia per il domani, perché il domani si sarebbe preoccupato di se stesso.
È un uomo chiuso, a volte un pochino tetro, ma assolutamente incapace di sotterfugi. Quello che pensa lo dice, apertamente e a volte con poco garbo.
Ci sono prove che non si superano mai del tutto, alle quali però si sopravvive malgrado tutto.
Esiste più di un genere di libertà, diceva Zia Lidya. La libertà di e la libertà da. Nei tempi dell'anarchia, c'era la libertà di. Adesso vi viene data la libertà da. Non sottovalutatelo.
So che sembra una pazzia… Ma quella ragazza ha bisogno di qualcuno… Ha bisogno di una casa per questi mesi. E anche voi – sorrise – dannati vecchi solitari, avete bisogno di qualcuno. Qualcuno o qualcosa di cui prendervi cura, per cui preoccuparvi, oltre a una vecchia vacca fulva.
La classe non è un dato anagrafico, ma quel dono naturale che soltanto alcuni uomini e alcune donne possiedono. Indefinibile. Non è la bellezza, la cultura, l'intelligenza o l'educazione. La classe si riconosce da un gesto.
E io odio piangere. Odio piangere perché è da idioti, e perché non mi consola. Mi fa solo sentire spossata, senza più voglia di mandare giù un boccone o di infilarmi la camicia da notte prima di andare a dormire.
Il passante che in quella grigia mattina del marzo 1897 avesse attraversato a proprio rischio e pericolo place Maubert, o la Maub, come la chiamavano i malviventi...