Flora Poste è stata educata in modo eccellente a fare tutto tranne che a guadagnarsi da vivere. Rimasta orfana a vent'anni e dotata di una rendita esigua, va a vivere presso dei lontani parenti alla Fattoria delle Magre Consolazioni nel Sussex. Il suo arrivo alla fattoria coincide con l’inizio di uno dei romanzi più divertenti mai scritti.
Lei mi teneva tra le braccia, io facevo finta che foste tu e papà e Leni e Dan, tutte le persone che avevo perso lungo la strada. E poi si è messa a sussurrarmi delle cose, tutte incentrate sull'amore, sulla bontà, sull'ottimismo e sulla forza. E su di te. Sulla nostra famiglia.
Un uomo, un artista in procinto di inaugurare la prossima mostra, cerca sollievo dalla crisi di comunicabilità con il suo mondo, rifugiandosi nell'isola di Favignana.
I quattro giovani erano seduti insieme: le ragazze con le gonne a balze gonfiate dalle crinoline che si spargevano intorno a loro come enormi, pallide rose, i giovanotti impeccabili nello loro giacche con le spalle alte, le sciarpe bianche al collo.
E intanto che penso, scrivo.
Non sarà mica sangue l’inchiostro con cui scrivo?
Penso: sono un condannato a morte, dopotutto.
Mi viene da scrivere che la condanna di un condannato a morte è il tempo che intercorre tra due condanne, sempre le solite, il vivere e il morire. Mi viene da pensare di avere appena scritto una sciocca bugia e una sciocca verità.
Antoniette trasalì violentemente. Era diventata pallidissima; a voce bassa, strozzata, mormorò: “Non potrei restare anche soltanto per un quarto d’ora?”. Un ballo… Mio Dio