Servire soltanto a me stessa, dimenticarli tutti. Mio padre mi chiede di accompagnarlo nel suo ultimo tratto, insiste che prenda quel terreno. A mia figlia devo restituire il mondo. Mi tirano ognuno dalla propria parte, al proprio bisogno. Mi spezzano.
Per qualcuno la verità è un peso. Una volta scoperchiata non c’è più rimedio – come un vaso di Pandora – ma per me fu il contrario. Mi ancorava al mio passato, mi forniva un senso di appartenenza, anche se gravoso da portare sulle spalle.
Tutti corrono a prendere schioppi, mannaie, bastoni. Strappano i sassi dalle strade. Dai tetti cacciano giù le tegole. Si alzano barricate con le panche delle chiese. Uomini donne e bambini; giovani, vecchi, tutto un popolo insorge. Sembra la fine del mondo!
Avvolti nei cappotti bagnati, oltre che nel loro smarrimento, gli ospiti si fecero scaldare dalle parole della madre. Nessuno aprì bocca ma la pena degli occhi si alleviò e si calmò il lieve tremito delle labbra dei più anziani.
L'ultima sera, sua sorella aveva tirato fuori dalla scrivania una vecchia stilografica e su un pezzo di carta immacolato, in modo che lei leggesse bene, aveva scritto: “Ricordo che cosa hai fatto”.
Il Colonnello si era affezionato alla casa dell’uva fragola, gli sembrava che lì dentro, oltre il grande portone verde e il campanello che tintinnava, ci fosse un piccolo mondo nel quale ogni volta ritrovava un ritmo di vita che lo appagava.
Riparare. Ricucire. Correggere il destino, quando era possibile. Serviva vocazione, serviva l’ambizione folle di diventare ciò che a una donna veniva ripetuto di non poter essere.
Avevo appena iniziato a ripetere l’argomento in questione, quando Clotilde, che mi aveva ascoltato seduta in quel vano accanto alla finestra, mi ha interrotto e, con grande naturalezza, mi ha dato la risposta corretta, che mi sarei aspettato dal mio allievo. Immaginate la mia sorpresa…
In quella gente spaventata dalla minima eccentricità. che siano borghesi o proletari, pensare alle alienate eccita il desiderio e alimenta i timori. Sono affascinati e inorriditi dalle pazze. Ci resterebbero sicuramente male se andassero tutte a fare un giro nel reparto in quella fine mattinata.
Eccola lì. Sotto la specchiera dorata, sul ripiano del mobile tra ninnoli di diverso tipo, c'erano tre fotografie in cornici d'argento: al centro una più grande raffigurava i genitori a braccetto, sullo sfondo del Pantheon; nella cornice di destra, più piccola, c'era un suo primo piano; e in quella di sinistra, identica alla seconda, il primo piano di Paolo.