Di questo limite si accorsero alcune delle personalità femminili più attente: ricordiamo solo la più famosa di esse, Olympe de Gouges, nata nel 1748, ghigliottinata il 3 novembre 1793 perché volle essere un uomo di Stato, come scrisse il giornale parigino Moniteur.
Olympe era scrittrice e giornalista, e fin dagli anni pre-rivoluzionari si era adoperata a favore dei diritti negati ad ogni minoranza: libertà per gli schiavi neri, diritti per le donne, divorzio, parità di diritti per i bambini nati fuori dai matrimoni, tutela delle madri, dei minori, dei mendicanti, dei disoccupati... Monarchica e moderata, scrisse la Déclaration des droits de la femme et de la citoyenne, sul modello della dichiarazione dei diritti dell’uomo appena approvata in Francia, sottolineando come una presa di coscienza dei propri diritti e doveri da parte delle donne avrebbe giocato a favore anche dell’intero paese.
Olympe è solo l’esempio più noto: pur non numerosissime, donne giacobine agirono, parlarono e scrissero anche nel resto d’Europa ed in Italia, spesso celandosi dietro pseudonimi o anonimato.
Tutte coglievano le contraddizioni insite nelle dichiarazioni maschili, sottolineavano come tali discorsi si occupassero solo della metà maschile del genere umano, e affermavano che l’istruzione era la chiave per liberare le donne che, una volta divenute colte come gli uomini, avrebbero rigettato da sé le catene che le avviluppavano.
In sintesi, le richieste fondamentali delle donne, sin da quei primi momenti furono: libero accesso ad una istruzione che non fosse solo quella destinata alle fanciulle di buona famiglia (ricamo, cucito, letture di testi morigerati…) ma comprendesse ogni branca del sapere, secondo le predisposizioni personali; libera scelta del marito, divorzio, abolizione della monacazione forzata, ma anche discussione sui diritti civili e politici.
Discussioni di questo tipo si tennero anche nei ‘Circoli Costituzionali’, luoghi di dibattito e confronto. Si può infatti notare come nel Regolamento del Circolo Costituzionale di Bologna (1797), si parli anche di donne, ma in che termini!
Art. VIII. Sarà cosa utile, se si procurerà l'intervento ai Circoli degli Ecclesiastici, così pure (per ottenerne maggiore il frutto della contemplata instruzione) le donne, i fanciulli, non che i villici, ed altre persone più bisognose d'essere illuminate. I Parrochi e Maestri sappiano, che saranno considerati specialmente più buoni cittadini, se ecciteranno i loro parrocchiani meno instruiti, ed i loro scolari a frequentare queste adunanze salutari.
Le donne dunque erano assimilate ai fanciulli ed ai villici, ed altre persone bisognose d’essere illuminate, e ammesse come uditrici, non certo come conferenziere. In realtà, alcune di esse presero anche la parola, sostenendo, come fece l’imolese Teresa Negri, che
… il non permettere, o almeno trascurare l’educazione delle Donne per le Scienze, e solo allevarle per la Conocchia e per il fuso, sono gravi pregiudizi, e contro questi dovete alzarvi bravi Cittadini. E che! Forse le donne non ponno fare del gran bene alla Patria, quando sieno bene istruite? Qual’educazione non daranno a figlj? Con qual potere non sapranno togliere dal cuore dei Mariti quelle passioni, che li rendono a loro infidi, o in altro modo viziosi? Allora potranno con maggior energia communicare lo Spirito di Vero repubblicano amore nell’animo di quei, co’ quali vivono.
Se la Donna sarà virtuosa, sarà ben lungi di tenere al suo fianco un Vile, un infingardo, un’insensato… Sì Cittadini, si vergognerà di avere per Amico un ozioso, un egoista, e peggio un Aristocratico.
o come fece invece Geltrude Tirelli, ex monaca “per forza”, che insistette fortemente sulla assoluta necessità di lasciare libero accesso all’istruzione per le donne, perché l’ignoranza era la prima artefice dell’oscurantismo dei tempi appena passati:
...la Patria vuole dei Figli virtuosi, che l’amino e che la sostengano: come potremmo corrispondere alle oneste sue brame senza che noi procuriamo d’istruirci?
In sostanza, negli anni giacobini si svilupparono e si posero alla ribalta pubblica tematiche che poi, in epoca napoleonica o peggio con la Restaurazione, vennero frenate ma non completamente cancellate, visto che, alla prima occasione utile, tornarono a presentarsi.
Immagine nella pagina:
A. Kucharski, Olympe de Gouges al suo arrivo a Parigi, fine sec. XVIII.