Perché voi, figlie di Britannia, siete così insensibili alle più fulgide glorie del vostro sesso? Per quanto tempo ancora la vostra ambizione sarà ostentare la moda francese, o svolazzare in giro con la leggerezza di quel popolo capriccioso? Quando sarete contente della semplice eleganza e della graziosa pudicizia così appropriate a una nazione come questa, sostenuta dal commercio, resa elegante dal buon gusto e illuminata dalla vera religione?
È esistito un tempo in cui il viaggio era inteso soprattutto come necessità, ma a partire dal ‘600 il suo significato si modificò estendendosi anche in nome della curiosità e della conoscenza, del piacere dell’evasione e del puro divertimento. Da quel momento il viaggio in Italia divenne la tappa privilegiata di un giro che i giovani rampolli dell’aristocrazia europea, gli artisti e gli uomini colti cominciarono a intraprendere con regolarità, per accrescere la propria cultura.
E intanto che penso, scrivo.
Non sarà mica sangue l’inchiostro con cui scrivo?
Penso: sono un condannato a morte, dopotutto.
Mi viene da scrivere che la condanna di un condannato a morte è il tempo che intercorre tra due condanne, sempre le solite, il vivere e il morire. Mi viene da pensare di avere appena scritto una sciocca bugia e una sciocca verità.