Partecipazione femminile alla vita politica: dalla Rivoluzione francese all’Unità d’Italia

di Mirtide Gavelli

La Restaurazione e le rivoluzioni 1831-1848


Maria Malvezzi Hercolani (Miniatura 219x279 px)State attenti, Giacobini,
che son giunti i papalini,
con la corda e con la frusta
per punir la gente ingiusta.
È tornato il Sant’Uffizio
per rimettere giudizio.

La Restaurazione tentò – senza per altro riuscirvi completamente – di riportare le lancette della storia all’epoca pre 1789, anche se le idee rivoluzionarie e/o unitarie non andarono del tutto perdute. La vita delle donne seguì l’onda generale: il rientro nelle case e nei ruoli tradizionali fu inevitabile anche per quel limitato numero di esse che in epoca rivoluzionaria aveva assaporato una diversa libertà.
Alcune riuscirono a tenere viva nella propria famiglia o nel proprio cerchio di conoscenze le idee di libertà cui avevano aderito, cogliendo, appena possibile, le occasioni di riproporle. L’occasione si presentò nel 1831, quando scoppiarono i cosiddetti “Moti” che portarono, nelle Legazioni, alla formazione del Governo delle Provincie Unite.

A Bologna rimase celebre la partecipazione di un gruppo di donne alle vicende pubbliche: come coinvolte nelle giornate rivoluzionarie del 1831, addirittura iscritte nel Libro dei compromessi politici, troviamo tre di esse, Maria Malvezzi Hercolani, Maddalena Bignami e Teresa Mattei.
Poca cosa, si potrebbe dire. Ma per la prima volta le tre patriote non sono indicate come moglie di…, figlia di…, ma come persone che esprimono proprie idee politiche, e non solo perché fautrici di raccolte di fondi o di confezione di coccarde o bandiere (fecero anche questo, ma nel Libro sono indicate per altre motivazioni). Sempre a Bologna, il 3 marzo 1831, al Teatro Comunale, in occasione della festa per la proclamazione del Governo delle Provincie Unite, loro e altre decine di donne, in abito bianco ornato di foglie verdi e fiori rossi, reggendo bandiere tricolori, intonarono, sul palco, cori dal Guglielmo Tell di Gioachino Rossini. Sempre per l’occasione, sul palco venne anche letto un inno composto da un’altra donna, Caterina Franceschi Ferrucci, attivissima per decenni nella propagazione di idee indipendentistiche, mutuate in origine dal padre, già ministro della Caterina Franceschi Ferrucci (Miniatura 461x352 px)Repubblica Romana del 1798-99, ma condivise poi col marito e portate avanti, sempre, in prima persona [2].
La cancellazione quasi immediata del Governo delle Provincie Unite (5 febbraio-26 aprile 1831) non portò però ad un immediato ritorno alla “tranquillità”, tanto che fino al gennaio dell’anno successivo, in particolare in Romagna, si ebbero sommovimenti anche piuttosto vivaci.
A Forlì, ad esempio, il 13 dicembre, in occasione della rappresentazione del Bruto I di Vittorio Alfieri al Teatro Comunale, non venne persa l’occasione di intonare, tra un atto e l’altro, cori decisamente “compromettenti”: la Marsigliese, il Ça ira o la Carmagnole non potevano che far pensare alla Rivoluzione francese! E se tra gli attori sul palco era presente un indiscusso patriota come Tommaso Zauli Sajani (1802-1872), che già nel 1831 aveva “assaporato” l’esilio in Corsica, tra il pubblico ed i suoi “supporter” non mancava la altrettanto patriottica consorte, Ifigenia Gervasi (1810-1883), che sempre condivise col marito passione politica, passione culturale e fu, di suo, ottima autrice di testi letterari [3].
Né possiamo mancare di ricordare uno degli episodi celebri del 1831 locale: la marcia che intrapresero 54 donne e ragazze forlivesi, il 12 febbraio 1831, capitanate dalla più attiva di loro, Teresa Cattani Scardi (1807-1850), per accompagnare i militi della Guardia Nazionale che si avviavano verso Cesena. La loro “parata” si limitò ad arrivare a Forlimpopoli, ma con bandiere sventolanti al seguito! Un vero scandalo, in un mondo in cui la donna doveva esser sempre e comunque ben protetta dalle mura domestiche!
Si tratta di pochi noti atti pubblici (anche se potremmo dire che non conta il numero ma la qualità, ed in questo caso l’esempio). Ma per essere certi del loro numero bisognerebbe percorrere con attenzione le carte degli Archivi di Stato.

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[2] Caterina Franceschi (1803-1887), scrittrice, poetessa, patriota ed educatrice, sposò Michele Ferrucci nel 1827. La loro fu sempre una vita di condivisione di idee, trasmesse poi anche ai figli e, attraverso i propri scritti, molto famosi in Italia ed all’estero, a migliaia di altre persone. Qui si ricordano Inno e cori cantati da cittadini e cittadine nel Gran Teatro della Comune di Bologna li 3 marzo 1831. Serata a beneficio per l’armamento della Guardia Nazionale, [snt]. Per un suo profilo: Nidia Danelon Vasoli, Franceschi Caterina, in Dizionario biografico degli Italiani, vol. 49, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana 1997, ad nomen.

[3] Anche se bisogna dire che se cerchiamo il suo nome nel catalogo nazionale dei libri delle biblioteche, come Gervasi Ifigenia non si trova nulla, neppure come rinvio! Occorre cercarla come Zauli Sajani Ifigenia, e allora magicamente spuntano le tante sue opere, tra le quali ricordo Clelia, ossia Bologna nel 1833, Malta, Tip. Izzo 1844, stampato in esilio, che racconta della rivoluzione del 1831 (reperibile anche in pdf sul web).


Immagini nella pagina:
Maria Malvezzi Hercolani in età avanzata, fotografia, Museo civico del Risorgimento di Bologna.
Ritratto di Caterina Franceschi Ferrucci, insieme al marito, 1850 ca., pubblicato nel volume del suo Epistolario, 1910, Museo civico del Risorgimento di Bologna.

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