Credo che ogni opera d’arte sia tale se scaturisce da un’emozione, un sentimento, uno stato d’animo e, conseguentemente, l’opera che viene prodotta ci consegna una parte, pur minima o accennata, di quell’artista: qualcosa di intimo che è appartenuto a lui o lei e che ora è a nostra disposizione.
Quell’artista, come ogni persona, fa parte della società in cui vive, ne è espressione e la rappresenta con le sue opere.
Il professor Riccomini in A caccia di farfalle scrive:
E in ogni epoca l’opera d’arte è stata tenuta in alta considerazione, perchè se ne intuiva la connessione e il rapporto con i valori che la società di quel tempo considerava più alti, più rappresentativi; di quei valori l’opera d’arte era simbolo percepibile, segnale da tutti compreso.
Senza entrare nella lunga questione su cosa sia l’arte (la lascio a persone ben più competenti che ancora ne dovranno discutere), vorrei proporre due piccole perle del nostro ‘800.
Sia la poesia, sia la pittura della seconda metà del XIX secolo hanno colto un piccolo ma significativo aspetto della società del tempo: la frequentazione di pasticcerie.
Guido Gozzano ha scritto la poesia Le golose dando una visione piacevole, allegra, scanzonata delle signorine che stanno mangiando dolci.
Il pittore Jean Béraud, nel suo dipinto La pâtisserie Gloppe, riprende lo stesso soggetto usando un modo più descrittivo, con uno stile quasi fotografico.
Guido Gozzano è un poeta torinese, vissuto dal 1883 al 1916.
In questa poesia racconta una scena quotidiana, semplice nel suo insieme: descrive delle giovani donne mentre mangiano dolci in una pasticceria. Utilizza, però, un linguaggio colto, piuttosto forbito. Ne scaturisce un fare ironico, un componimento dal tono un po’ provocatorio. Gli elementi dell’ironia, della provocazione, a volte quasi dell’irriverenza, sono spesso presenti nelle sue liriche.
Della poesia Le golose riporto i versi che interessano per il confronto.
Le Golose
Io sono innamorato di tutte le signore
che mangiano le paste nelle confetterie.
Signore e signorine -
le dita senza guanto -
scelgon la pasta. Quanto
ritornano bambine!
Perché nïun le veda,
volgon le spalle, in fretta,
sollevan la veletta,
divorano la preda.
C’è quella che s’informa
pensosa della scelta;
quella che toglie svelta,
né cura tinta e forma.
L’una, pur mentre inghiotte,
già pensa al dopo, al poi;
e domina i vassoi
con le pupille ghiotte.
Un’altra - il dolce crebbe -
muove le disperate
bianchissime al giulebbe
dita confetturate!
Un’altra, con bell’arte,
sugge la punta estrema:
invano! ché la crema
esce dall’altra parte!
[…]
Perché non m’è concesso -
o legge inopportuna! -
il farmivi da presso,
baciarvi ad una ad una,
o belle bocche intatte
di giovani signore,
baciarvi nel sapore
di crema e cioccolatte?
Io sono innamorato di tutte le signore
che mangiano le paste nelle confetterie.
Jean Béraud è un pittore francese appartenente alla corrente artistica dell’Impressionismo.
Rappresenta scene di vita quotidiana a Parigi durante la Belle Époque: ambienti borghesi, strade, bistrot.
Il suo dipinto La Pâtisserie Gloppe, che qui propongo, si trova al museo Carnavalet di Parigi.
Sembra proprio che il poeta e il pittore abbiano voluto comunicare sentimenti ed emozioni molto simili! Andiamo a vedere un po’ da vicino...
Continuando a curiosare qua e là, ecco un altro esempio.
Lascio a chi legge il piacere di individuare le analogie prodotte da parole e colori…
Al pianoforte di Thomas Hardy
Una donna al pianoforte,
un uomo in assorta ammirazione;
la forma del di lei viso,
ed il collo ed i capelli,
su cui s’irradiava il lume
di due candele
(…)
Donna al pianoforte di P. A. Renoir