Nel lontano 1592, l’Opera Pia dei Poveri Mendicanti fondò, fuori Porta S.Vitale, un ospedale dedicato a ricovero per i malati incurabili, l’Ospedale degli Incurabili, appunto. Questa nuova istituzione aveva, però, anche un altro nome, il nome con cui sarebbe stata nota nei secoli a venire: Ospedale Sant’Orsola. Era l’inizio di una lunga ed appassionante storia.
Già dopo pochi anni, nel 1630, il giovane Ospedale subì un primo allargamento: in seguito alla grave epidemia di peste che aveva colpito la città di Bologna ed il suo contado, il Cardinale Beniamino Spada fece costruire, di fianco al ricovero per incurabili, un modernissimo lazzaretto.
Nel Settecento, il S. Orsola era ormai diventato un ospedale di primaria importanza a Bologna: ospitava, infatti, tutti i malati non contagiosi e, dal 1710, anche i malati di mente.
Ma è il XIX secolo il momento chiave, nel quale l’Ospedale S. Orsola effettuò il salto di qualità, che lo portò ad essere quell’eccellenza a livello cittadino, e poi nazionale, che tutti conosciamo: nel 1799, venne infatti aggregato (oggi diremmo accorpato) al S. Orsola l’Ospedale di S. Giobbe, dedicato ai malati luetici e, nel 1801, l’Ospedale dei lebbrosi di S. Lazzaro della Buona Morte.
A queste unificazioni seguirono, nel 1807, la fusione con l’Ospedale Fatebenefratelli in Strada Maggiore e con il cosiddetto Purgatorio di via Frassinago, ovvero l’Ospedale di S. Salvatore degli Abbandonati, nei cui antichi edifici si trova oggi la Caserma Boldrini. Nel 1809 il S. Orsola contava ormai 273 posti letto, per l’epoca un numero elevatissimo, e nel 1814 gli furono assegnati anche i beni della Congregazione della Buona Morte e della Congregazione delle Dame. Infine, nel 1817, l’Ospedale S. Orsola divenne un ente autonomo, distaccandosi dall’Opera Mendicanti.
Il XIX secolo fu anche un’epoca di grandi scoperte in campo sanitario, e il S. Orsola non poté non distinguersi anche in questo ambito: proprio nell’ospedale bolognese, ad esempio, nel 1847 il Dott. Enrico Giacomelli, per la prima volta al mondo, applicò a livello chirurgico l’anestesia con etere solforico.
Con l’Unità d’Italia, il S.Orsola andò incontro alla definitiva consacrazione: la Legge Casati del 1859, applicata nel 1860 da un Decreto del dittatore delle Provincie dell’Emilia Luigi Carlo Farini, riorganizzò la sanità dell’Emilia-Romagna su base più moderna, e fu proprio il S.Orsola a beneficiare, più di altri ospedali, di questa ondata di rinnovamento. I posti letto vennero portati a 600, i malati di mente trasferiti all’ex convento delle Salesiane al numero 90 di via Sant’Isaia e, soprattutto, nel 1869 la Facoltà di Medicina e Chirurgia, fino ad allora ospitata all’Ospedale Azzolini o della Maddalena, nel cui edificio si trova oggi l’Istituto di Geologia, fu trasferita al S. Orsola.
La Scuola di Medicina di Bologna, nata nella seconda metà del XIII secolo, e che già aveva espresso fior di luminari come Anton Maria Valsalva, Marcello Malpighi e Luigi Galvani, conobbe una vera e propria esplosione con questo trasferimento.
Fu un’epoca di grandi maestri: l’anatomico Luigi Calori, Augusto Murri, forse il più grande clinico della storia europea, l’ortopedico Francesco Rizzoli, fondatore dell’omonimo istituto, il neurologo Francesco Roncati.
E poi ancora, la grande scuola chirurgica: Pietro Loreta, vero profeta della chirurgia epatica, e i suoi allievi Bartolo Nigrisoli, Alessandro Codivilla e Giacomo Filippo Novaro. E infine Giuseppe Ruggi, che introdusse l’utilizzo delle moderne divise chirurgiche, dei guanti di gomma, della disinfezione con tintura di iodio.
Ma la storia del Policlinico S.Orsola non termina certo con il XIX secolo: nei due secoli successivi, l’Ospedale andò incontro ad una ulteriore espansione sia in termini quantitativi, con l’aumento progressivo dei posti letto ad oltre 1500, e qualitativi, con l’introduzione di nuove specialità cliniche e chirurgiche e lo sviluppo di importanti scoperte scientifiche. Significativo è, inoltre, l’accorpamento, avvenuto nel 1978, con il vicino Ospedale Malpighi. Ad oggi, l’Azienda Ospedaliera S.Orsola-Malpighi è all’avanguardia in Europa e nel mondo in diverse specialità: tra le altre nella moderna chirurgia trapiantologica di fegato, cuore, rene e polmoni, nell’ematologia, nella raccolta e conservazione delle cellule staminali per il trapianto di midollo, nella pediatria.