Le passeggiate, che potevano a volte impegnare l’intera giornata, in particolare il giovedì, rappresentavano dunque un momento di svago, ma soprattutto un’occasione per approfondire gli studi, non solo della natura ma anche dell’architettura, attraverso l’osservazione diretta di chiese e monumenti. Frequenti ad esempio le visite in Certosa, dove gli alunni dimostrano di apprezzare in particolare le opere dei loro insegnanti Enrico Barberi e Alfredo Tartarini, e quelle di Salvino Salvini e Vincenzo Vela. Le passeggiate d’istruzione potevano infine comprendere anche visite ai musei, come la Pinacoteca ed il Museo Civico (oggi Museo Civico Archeologico), o alle mostre, come quelle organizzate dall’Associazione Francesco Francia presso il Palazzo del Podestà. E forse anche come omaggio all’uomo che aveva reso possibile la nascita del Collegio, gli allievi erano condotti in visita anche agli edifici progettati proprio dal Venturoli, come l’Oratorio di Santa Maria Labarum Coeli. Le passeggiate, accuratamente descritte all’interno dei Diari, ci forniscono inoltre uno spaccato della vita quotidiana e di alcuni avvenimenti storici di quegli anni, visti attraverso gli occhi di adolescenti certamente curiosi, spesso meravigliati. Tra gli spaccati della storia cittadina che emergono dalle pagine vi sono ad esempio i lavori nella Chiesa di San Francesco ad opera di Alfonso Rubbiani (che fu anche Amministratore del Collegio) o la visita dei Reali Umberto I e Margherita di Savoia per l’inaugurazione della scalinata del Pincio.
Per lo studio delle ambientazioni, anche l’osservazione diretta della sede del Collegio, con il suo cortile porticato abbellito da piante e i suoi locali interni, poteva costituire un’occasione per esercitarsi, senza contare l’intera collezione di marmi lasciata in eredità al Collegio dal Venturoli. Quando mancavano quelli dal vero, erano le fotografie - di statue, quadri e monumenti, anche antichi - a fornire dei modelli per le esercitazioni, cui si aggiungevano i numerosi gessi raffiguranti parti di ornato o di figura. Le lezioni in materie scientifiche, come in quelle artistiche, potevano avvenire sia direttamente in Collegio che in altre scuole tecniche della città, pubbliche e private. A coadiuvarne l’insegnamento all’interno dell’istituto erano una sfera armillare ed altre strumentazioni, insieme a minerali, rocce e fossili di cui si è detto, e a uccelli impagliati ed altro materiale, che andarono a costituire nel 1872 un vero e proprio Gabinetto Scientifico. Alle quattro ore circa di lezioni antimeridiane seguiva, intorno alle 13, il pranzo. La dieta degli alunni era piuttosto ricca e varia, come si desume dalle Spese di cucina oggi conservate nell’archivio del Collegio, che comprendono ogni genere di cibo, dal pane alla pasta al riso, dalle uova alla carne e al pesce, dalle verdure alla frutta, in alcuni casi coltivate all’interno dell’istituto. Più ricchi i menù delle feste, ed in particolare nella giornata dell’otto dicembre, festa dell’Immacolata, protettrice del Collegio.
Al pranzo seguiva la ricreazione, con giochi e attività, anche all’aperto, poi riprendevano le lezioni per altre quattro ore circa. La giornata si concludeva con il rosario e la cena intorno alle 21. Alle 22 finalmente il riposo, fatta eccezione per quelle serate in cui era prevista la partecipazione ad un evento mondano, come rappresentazioni teatrali, spettacoli musicali o circensi, corse con i velocipedi. Frequenti ad esempio le serate, in genere di domenica, presso il teatro privato di Don Ludovico Neri. Al termine di ogni giornata veniva assegnato a ciascun alunno un voto sulla condotta tenuta nel Collegio, voto espresso con un valore dallo zero al cinque. La valutazione poteva essere accompagnata dalla notazione punito o da aggettivi che definivano il comportamento della giornata, quali empio, insolente, arrogante, nel caso di temperamenti particolarmente turbolenti. Le giornate erano scandite dalle frequenti visite sia di personaggi eminenti del mondo culturale e religioso cittadino, che soprattutto degli Amministratori, degli insegnanti e degli ex alunni del Collegio che nel frattempo erano divenuti famosi, a riprova di come l’istituto fosse davvero una grande famiglia, come era nelle intenzioni testamentarie di Angelo Venturoli.
Le visite degli ex allievi erano incoraggiate dagli stessi Amministratori dell’istituto, che con il loro esempio intendevano spronare gli studenti ad impegnarsi costantemente nello studio. Tutte le attività, e l’intera vita all’interno dell’istituto, erano regolate e vigilate dal Rettore, che dirigeva il Collegio in ogni suo aspetto, e dagli Amministratori, che dovevano appartenere ad una distinta famiglia, che nutrisse interessi nelle arti. Si trattava spesso di membri di quell’aristocrazia illuminata bolognese che non faceva mancare al Collegio il proprio sostegno economico, attraverso donazioni o l’istituzione di premi e borse di studio per gli studenti. Fra questi il Premio Angiolini, che veniva concesso ai più meritevoli al termine dell’alunnato, consentendo loro di mantenersi e proseguire gli studi per altri quattro anni, presso altre città italiane. Fra gli Amministratori che si sono succeduti negli anni, oltre a quelli già nominati ricordiamo esponenti delle famiglie Amorini Bolognini, Salina, Pizzardi, Malvezzi.
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