Fino al 18 marzo 2018 Palazzo d’Accursio ospita, nella Sala d’Ercole, la mostra retrospettiva dell’artista bolognese Luigi Busi, promossa dall’Associazione culturale Bologna per le Arti. Circa una settantina le opere esposte, di provenienza sia pubblica che privata.
L’arte di Luigi Busi si inquadra nel realismo ottocentesco, spaziando dalla pittura di carattere storico, alla ritrattistica, a scene di vita borghese, con una predilezione verso i temi familiari e una grande attenzione agli effetti della luce e alla resa cromatica.
Entrando, l’occhio viene subito attratto dallo splendido Autoritratto del pittore, che ci accoglie con aria distinta e affascinante. Spostando lo sguardo, e proseguendo nella visita, eccoci catapultati in suggestive atmosfere ottocentesche. Personaggi maschili e femminili ritratti con eleganza e delicatezza. Il grande Ritratto della famiglia Hercolani in giardino, in cui spiccano le due dame sedute una accanto all’altra al riparo di un ombrellino, la più giovane nel suo ampio e ricco abito rosa pesca e la più anziana in un elegante abito blu, in un contrasto di colori e una combinazione di grazia e signorilità. Accanto a loro il fiero capofamiglia da un lato e, dall’altro, i fanciulli che giocano graziosamente con la bimbetta sull’altalena. Altre scene familiari sono ambientate in deliziosi interni borghesi, resi con raffinata minuziosità, e rappresentate con gustoso realismo e sensibilità, come Gioie materne, Conseguenze di un matrimonio celebrato con solo rito religioso.
Si incontrano poi il solenne Ritratto di Cavour e Minghetti, rievocazione storica dell’arringa che fece Camillo Benso di Cavour alla Camera dei Ministri nel 1859, il ritratto carico di spontaneità e intensità del padre Giuseppe, maestro di musica e Ritratto virile, un anziano con la folta balba grigia la cui umanità è espressa con grande naturalismo. Non mancano quadretti più intimi come Veduta di chiostro, in cui una porta aperta ci invita ad intrufolarci nella raccolta atmosfera di un cortile inondato di calda luce naturale, o la Lettrice, che ritrae una dama assorta nella lettura nell’angolo di un giardino. Ancora, immagini di intensa meditazione, come Monaco e Monaca in contemplazione. Con piacevole sorpresa si scopre uno scorcio della nostra Via degli Orefici assolata e affollata di dame con mantelline e cuffiette e uomini con la tuba, che ci svela come essa appariva, nella sua vivacità, a metà Ottocento.
Altrettanto interessanti i quadri di argomento storico, il genere con il quale Luigi Busi si fece apprezzare ai suoi esordi. Tra essi Giacobbe e Rachele,Torquato Tasso e il Cardinale Cinzio Aldobrandini nel convento di Sant’Onofrio a Roma, selezionato nel 1867 per essere inviato all’Esposizione Universale di Parigi dove ricevette diverse critiche positive, e Gli ultimi giorni del Doge Foscari, in cui il protagonista sembra incurvarsi sotto il peso della sofferenza, resa sul volto da un gioco di luci e ombre che contrastano con il rosso vibrante dell’ampia veste che lo avvolge.
Chiudono la mostra opere grafiche, che rivelano la grande maestria dell’artista anche nell’utilizzo della matita, del carboncino, del gessetto e dello sfumino. Pregevoli il Mezzo busto di giovane donna e Ritratto di Ernestina, sorella minore dell’artista.
Ma conosciamo più da vicino questo artista. Luigi Busi nasce a Bologna il 7 maggio 1837. Fin da ragazzo lascia intravedere le sue doti artistiche e a 12 anni viene ammesso al Collegio Artistico Venturoli, dove viene lodato per diligenza e come giovane di belle speranze. Per chi non conoscesse questa prestigiosa istituzione bolognese, ricordiamo che essa fu fondata nel 1825 grazie al lascito e secondo le volontà dell’architetto Angelo Venturoli (1749-1821). Così egli scriveva nel proprio testamento: … Voglio adunque che sia eretto nella Città di Bologna un Collegio d’educazione, a comodo d’instruire Giovani studenti di Belle Arti ed ivi siano mantenuti pienamente, in tanto numero, quanto potrà l’entrata di mia Eredità … questo Stabilimento sarà perpetuo e nominato il Collegio Venturoli ….Nei suoi primi 100 anni di attività, il Collegio Venturoli ha offerto vitto, alloggio, insegnamenti e formazione artistica a 70 giovani ospitati gratuitamente per 8 anni all’interno della sede di via Centotrecento. Il Collegio però non si limitava ad occuparsi della formazione artistica dei suoi allievi - disegno, pittura, scultura e architettura –ma forniva una formazione a 360 gradi di alto livello, includendo anche l’insegnamento di materie scientifiche e umanistiche, oltre allo studio delle lingue, dal greco al latino, dal francese al tedesco. Non mancavano nemmeno le attività sportive, che si svolgevano in palestra. I beneficiari di questi privilegi erano giovani bolognesi con predisposizione alle belle arti che, a causa del loro stato sociale, non avrebbero potuto intraprendere studi artistici. … Siano persone civili e bisognose e li più bisognosi siano sempre preferiti … scriveva l’Architetto al punto quinto del suo testamento-regolamento, col quale nel 1820 poneva le basi per la nascita e il funzionamento del futuro Collegio.
Busi fu convittore presso il Collegio Venturoli dal 1849 al 1857, anno in cui, ormai ventenne, realizzò lo squisito Ritratto dell’Amministratore Conte Agostino Salina –in mostra - con il quale si aggiudicò il Pensionato Angiolini, il premio che il Collegio Venturoli destinava agli studenti più meritevoli di ogni corso alla conclusione dei loro studi. Tale premio consisteva in una speciale sovvenzione, che consentiva agli studenti di mantenersi e proseguire gli studi per altri quattro anni in città italiane di rilevante interesse artistico, come Firenze, Roma, Milano e Venezia. Luigi Busi partì alla volta di Roma, dove ebbe modo di studiare i grandi maestri, per poi visitare altre città e aggiornarsi sulle novità artistiche contemporanee. Partecipò ad importanti esposizioni in Italia e all’estero. Ottenne grandi apprezzamenti e riconoscimenti, tra cui la nomina a Socio Onorario presso l’Accademia di Belle Arti di Milano, Bologna e di Perugia e, nel 1872, la nomina a Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia per meriti artistici oltre a ricevere numerose commissioni. Citiamo alcune altre sue opere visibili nella nostra città, come la pala con il Martirio dei Santi Vitale e Agricola, sull’altare maggiore dell’omonima chiesa bolognese, con la quale nel 1873 suscitò scalpore per la nuova interpretazione di stampo verista con cui rileggeva il tema sacro, le decorazioni della Sala Rossa di Palazzo d’Accursio e del Teatro Comunale, realizzate con l’ausilio di Luigi Samoggia e le decorazioni della grande sala del Museo civico archeologico contenente i reperti della Bologna Etrusca, che riproducono le decorazioni delle tombe dipinte di Tarquinia, Chiusi e Orvieto secondo il gusto che nell’Ottocento caratterizzava gli allestimenti museali. La brillante carriera artistica di Luigi Busi venne stroncata dalla morte, avvenuta prematuramente il 31 maggio 1884. Egli riposa nella tomba di famiglia presso il cimitero monumentale della Certosa.
Oltre alle opere di Luigi Busi, la mostra espone alcune opere di suoi contemporanei. Ricordiamo Raffaele Faccioli, Luigi Serra, di cui è esposto il penetrante Ritratto di Fabio De Maria, Tito Azzolini, che ci regala un’immagine di Piazza Maggiore così come appariva nei giorni di mercato nel 1857, Antonio Puccinelli con il Ritratto di Carlo Alberto a Oporto, Luigi Bertelli e Orfeo Orfei.
La mostra è aperta martedì, mercoledì, giovedì, sabato e domenica dalle 10.00 alle 18.30 e venerdì dalle 15.00 alle 18.30.
Immagini nella pagina:
Autoritratto, 1860
Conseguenze di un matrimonio celebrato col solo rito religioso, 1875
Ritratto femminile