Non potevamo rimanere indifferenti a Gioachino Rossini nel 150° anniversario della sua scomparsa! Non potevamo neppure proporre un Rossini conosciuto da tutti! E così pensa e ripensa, dopo tante letture, libri e documenti, ma soprattutto dopo numerosi incontri tematici e confronti con chi è esperto del mestiere, è nato “Il Salotto a Casa Rossini”.
Mettere in scena il salotto di Strada Maggiore sembra una banalità: un divano, due poltrone, un tavolino, un pianoforte (perché il nostro compositore intratteneva i suoi ospiti suonando e cantando) due bicchieri di champagne, un attaccapanni dove appendere la famosa vestaglia che Rossini era solito indossare, qualche figurante ospite e soprattutto Rossini che arriva in carrozza e la seconda moglie. Siamo a Bologna nel 1846, dopo che la prima moglie Isabella Colbran è deceduta, Rossini sposa la “cortigiana”, Olimpia Pelissier.
Sembra tutto facile e lineare, la difficoltà del Gran Ballo dell’Unità d’Italia è trovare una sceneggiatura adeguata a 120 danzatori. Ripeto 120 danzatori. Per quanto fossero sempre affollati i salotti di Rossini, non prevedevano 120 ospiti! Qual è stata allora la soluzione optata da 8cento per celebrare Gioachino Rossini?
In un angolo della scena sarà allestito il salotto, quello di Strada Maggiore dove Rossini al venerdì, per consuetudine, invitava gli ospiti; nel resto della piazza accadrà quello che viene raccontato, attraverso il linguaggio della danza dell’Ottocento, il tutto accompagnato dalle musiche del nostro compositore. Parlando con l’amico Sampieri suo ospite, Rossini ricorderà la sua infanzia da “teppista”, le sue minacce ai coristi durante la prova generale al Teatro del Corso, il suo savoirfaire con le donne, il suo amore per le delizie culinarie e non mancherà la scena dedicata alla festa in suo onore a Villa Sampieri a Casalecchio di Reno che ebbe luogo il 21 agosto 1830.
La villa graziosa di Casalecchio è situata sopra un’agevole collinetta a poca distanza dalla città ed ha estese pianure, care selvette, bei prati rallegrati da ruscelli, da piante esotiche e da fiori di ogni maniera. Vi sono molte vaghezze di laghetti, di bagni, di obelischi, di torri e di statue, molte giocondità di giuochi e di luoghi adatti per finti torneamenti, per danze e per prove ginnastiche.
Qui vedi daini e cerbiatti, e là miri montagne, e ponti apparentemente pericolosi, e poi mille vedute or tetre e maestose ora amenissime.
Sull’imbrunir della sera, dopo il banchetto in onore di Rossini, tutti gli invitati passarono in giardino. Poco stante si vedevano vagamente illuminati i boschetti e quella illuminazione via via crescendo si fece grandissima all’intorno a quel tempietto, ove con varietà di pitture trasparenti, scorgevansi figurati simboli musicali, corone di alloro e parole di onore e di lode al Rossini.
A un tratto da una barca si sentì una mesta melodia di flauto tratta dalla Donna del lago, posto fine al suono, valse lo scoppio accaduto all’improvviso di alcuni fuochi di gioia, posto alla cime di un’erta montagnola.
Ammirato che s’ebbe la graziosa lucentezza dei colori e della pioggia di fuochi, passammo tutti al palazzo ove nel grazioso teatro era pronto nuovo e gradevole spettacolo.
All’alzarsi del sipario quindici belle e aggraziate signore vestite di bianco, che reggevano festoni di fiori, cantavano in coro disposte a semicerchio attorno a un busto, rappresentante Gioachino Rossini.
La poesia, le note il canto e la semplice ma cara azione con che sì belle e amabili signore compierono la scena, piacque talmente tanto che fu replicata. Dopo ciò si apersero superiormente gli appartamenti e le sale del palazzo vagamente illuminato e si incominciarono le danze che si prolungarono fino all’alba.
(Teatri Arti e Letteratura) Questo è il documento da cui 8cento ha tratto ispirazione. Chissà in quale modo sarà messo in scena? Lo scopriremo sabato 26 maggio alle ore 18.30 in Piazza Carducci.