repliche realizzate dall’artista ed esposte alle Collezioni Comunali d’Arte di Bologna. I lavori romani denotano un progressivo orientamento dell’artista verso la pittura mitologica e di storia. Durante il soggiorno romano ebbe anche occasione di realizzare il
Ritratto di Isabella Colbran, prima moglie di Rossini, esposto presso il Museo della Musica di Bologna. Claudia Collina ha osservato che il volto, grazie alla sua naturalezza, sembra la fedele trascrizione visiva delle parole con cui Rossini descrisse la cantante, dopo averla vista a Napoli nel 1815:
Mai forse questa celebre cantante era stata così bella. Era una bellezza del tipo più imponente: lineamenti marcati che sulla scena risultano magnifici, una figura splendida, occhi di fuoco alla circassa, una foresta di capelli del più bel nero corvino e finalmente l’istinto della tragedia.
Nel 1815 Palagi lasciò Roma e tornò per alcuni mesi a Bologna, dove dipinse una serie di ritratti che mostrano una resa intimistica e psicologica, tra cui il famoso
Ritratto della famiglia Insom (Bologna, Collezioni Comunali d’Arte). Sempre nello stesso anno l’artista si trasferì a Milano. Lì ritrovò Hayez, con il quale Palagi intrattenne un rapporto di solida amicizia e di proficuo scambio e insieme al quale dominò la scena artistica milanese nel campo della pittura storico-romantica. Alcune sue opere rivelano comunque riferimenti al classicismo, in particolare a Guido Reni. Fu particolarmente apprezzato come ritrattista dalla borghesia e dalla aristocrazia milanese, per la sua capacità di interpretare e trasmettere l’immagine che tali classi sociali volevano dare di sé.

Ma è nel 1832 che Pelagio Palagi ottenne l’incarico più prestigioso della sua carriera. Fu chiamato a Torino da Carlo Alberto di Savoia come artista di corte:
Pittore preposto alla decorazione dei Reali Palazzi. Questo ruolo in realtà andava ben oltre l’attività pittorica, spaziando dalla progettazione architettonica a quella della decorazioni di pareti e soffitti, degli arredi, delle suppellettili, delle statue fino ai centri tavola. Nell’ambito di un riammodernamento estetico della corte sabauda voluto dal sovrano, Palagi interpretava il ruolo anacronistico a tutto tondo dell’artista rinascimentale, provetto in tutte le discipline, esprimendo appieno la propria versatilità, fantasia e raffinata genialità. Palagi lavorò principalmente all’ampliamento del Castello di Racconigi e intervenne nel Castello di Pollenzo e nel Palazzo Reale di Torino. Naturalmente il nostro non poteva occuparsi personalmente di tutte le commissioni, l’esecuzione veniva affidata a collaboratori. Presso il Gabinetto disegni e Stampe della Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna sono conservati numerosi disegni dell’artista, che denotano l’accuratezza con cui egli forniva indicazioni per l’esecuzione dei propri progetti.
Pelagio Palagi si spense a Torino il 6 marzo 1860, ma non senza aver prima compiuto un gesto generoso nei confronti della propria città natale,
diletta Patria. Personalità poliedrica e di ampia cultura, Palagi fu un appassionato collezionista. Nel corso della propria vita raccolse migliaia di oggetti appartenenti alla civiltà egizia, greca, etrusca e romana, oggetti d’arte medievale e moderna, un medagliere e incisioni e disegni suoi e di altri artisti. Nel proprio testamento egli destinò alla città di Bologna il suo
Museo d’oggetti d’arte e d’antichità, medaglie, disegni e libri coi rispettivi recipienti, cornici e altri accessori. Il Comune avrebbe ricevuto come quota ereditaria un terzo del valore della collezione, mentre per acquisire i restanti due terzi avrebbe dovuto pagare un indennizzo agli eredi. I reperti archeologici provenienti dalla sua collezione costituiscono uno dei nuclei principali del Museo Civico Archeologico della nostra città.
le immagini:in alto a sin - Copia dell’Autoritratto di P. Palagi (dettaglio) a destra - Ritratto di Isabella Colbran, 1811 in centro - Ritratto della Famiglia Insom, 1815