Un tale, che era un agente segreto, parcheggiò in una piazza bagnata dalla pioggia la macchina che aveva preso a nolo, e salì sull’autobus per andare in città. Quel giorno compiva quarantun anni e, buttandosi su un sedile a caso, chiuse gli occhi sprofondando in tetre meditazioni sulla natura del suo compleanno. Alla prima fermata, l’autobus che rallentava lo riportò alla realtà e vide due ragazze che si sedevano sui sedili liberi davanti a lui. La ragazza di sinistra aveva i capelli color bronzo, bronzo scuro che brillava di riflessi d’oro. I capelli erano lisci e raccolti sulla nuca con un nastro di velluto nero, annodato a fiocco. Il nastro, come i capelli, si distingueva per un senso di fresca pulizia, il genere di pulizia caratteristico delle cose che la mano irrequieta non ha ancora toccato. Chi le ha annodato il nastro con tanta cura, pensò il quarantunenne. Poi attese il momento in cui si sarebbe voltata verso la sua amica; appena lei si girò verso l’amica e lui vide i tratti del suo viso, spalancò la bocca in un urlo soffocato in gola. Forse gli sfuggì. I viaggiatori, in ogni modo, non reagirono.
Questa spy-story d’autore, pubblicata nel 1980 in Israele, fu salutata l’anno dopo da Graham Greene (1904-1991); scrittore, drammaturgo, sceneggiatore, autore di libri di viaggi, agente segreto e critico letterario inglese, come il miglior romanzo tradotto dell’anno. È una storia affascinante e originale in cui un agente segreto israeliano s’innamora di una ragazza incrociata sull’autobus ed è immediatamente rapito dalla sua figura corrispondente all’immagine eterea che ha sempre avuto dell’anima gemella. L’agente, sposato con figli, usa tutte le tecniche e i trucchi del suo mestiere per seguire la ragazza, scopre dove vive e inizia un’anonima corrispondenza epistolare dichiarandosi apertamente, regalandole dischi di Mozart, senza mai rivelarsi. Lei, pur non avendolo mai visto e pur irritata dalle crudeli e bizzarre richieste dell’uomo, lo ama. Anche perché le lettere che lui ossessivamente e regolarmente le fa recapitare rivelano una personalità struggente e appassionata.
Benjamin Tammuz nasce in Unione Sovietica nel 1919. All’età di cinque anni emigra in Palestina. Studia legge ed economia all’Università di Tel Aviv. Da sempre appassionato di scrittura, scultura e pittura, si laurea in Storia dell’Arte alla Sorbona. Per molti anni è redattore della pagina letteraria del quotidiano Ha’aretz Shelanu e per quattro anni, dal 1971 al 1975, addetto culturale dell’ambasciata di Israele a Londra. Autore prolifico di letteratura anche per l’infanzia, ha ricevuto diversi riconoscimenti letterari internazionali tra cui, nel 1972, il premio Za’ev. Il suo romanzo Il minotauro, citato da Graham Greene, è stato scelto libro dell’anno in Inghilterra nel 1981.
Tammuz muore a Tel Aviv nel 1989.
Le opere tradotte in italiano sono pubblicate dalla Casa Editrice E/O
Il frutteto (1997)
Il minotauro (1997)
Il re dormiva quattro volte al giorno (1998)
Requiem per Naaman: cronaca di discorsi famigliari (1895-1974) (1999)
Londra (1999)