Antoniette trasalì violentemente. Era diventata pallidissima; a voce bassa, strozzata, mormorò: “Non potrei restare anche soltanto per un quarto d’ora?”. Un ballo… Mio Dio, mio Dio, era mai possibile che lì, a due passi da lei, ci fosse quella cosa splendida, che lei si immaginava vagamente come un insieme confuso di musica sfrenata, di profumi inebrianti, di abiti spettacolosi… Di parole d’amore bisbigliate in un salottino appartato, oscuro e fresco come un’alcova…
Pubblicato da Adelphi, 2005
Titolo originale
Le Bal (1930)
Traduzione di Margherita Belardetti
Il ballo ha la perfezione esemplare di un piccolo classico, poiché riesce a mescolare, pur nella sua brevità, i temi più ardui: la rivalità madre-figlia, l’ipocrisia sociale, la goffa vertigine della ricchezza improvvisata, le vendette smisurate dell’adolescenza – che passano, in questo caso eccezionale, dall'immaginazione alla realtà. Perché è proprio una vendetta, quella della quattordicenne Antoniette nei confronti della madre: non premeditata, e per questo ancora più terribile. In poche pagine folgoranti, con la sua scrittura scarna ed essenziale, Irène Némirovsky condensa, senza nulla celare della sua bruciante crudeltà, un dramma di amore respinto, di risentimento e di ambizione.
Irène (Irma Irina) Némirovsky nacquea Kiev nel 1903 da una famiglia dell’alta borghesia ebraica. Visse in grande solitudine, priva dell’affetto e delle attenzioni dei genitori, e questo sviluppò le sue inclinazioni verso il libero uso dell’immaginazione e le letture precocissime. Nel 1919 scappò con la famiglia a Parigi, dove si laureò alla Sorbona ed in seguito sposò Michel Epstein, dal quale ebbe due figlie, Denise ed Élisabeth.
Lo spirito stesso della Francia e del suo dolce vivere permearono l’anima di Irène, al punto che le venne riconosciuto già negli anni Venti di essere una delle più grandi scrittrici francesi. Le sue capacità descrittive, con poche immagini e parole chiare, sono formidabili, i suoi libri trascinano subito il lettore nel luogo preciso, nel paesaggio della storia. Con la descrizione di gesti essenziali e scarni, i suoi personaggi rivelano l’essenza del carattere, le meschinerie, la cattiveria. La madre bella e distante, alta e ben fatta, non sfuggirà alle cronache e reinvenzioni filiali; nel romanzo
La nemica la scrittrice regola ancora e non una volta per tutte, i conti con lei; un altro dei suoi racconti più spietati sulla sua figura materna è
Il ballo. Anche il padre non venne risparmiato dallo sguardo totale della Némirovsky.
David Golder è il suo ritratto puntuale e svela che dietro la corazza sfavillante e spietata dell’affarista geniale, che comprava l’amore e il quieto vivere in famiglia con fiumi di denaro, viveva ancora l’impavido ragazzino ebreo s
ognatore del ghetto che era partito in cerca di fortuna. La scrittura di Irène è dunque prima di tutto una scrittura di testimonianza e di salvaguardia della memoria. Niente di quello che lei ha visto e vissuto è andato perduto e la vita avventurosa dei suoi libri è proseguita anche nel nuovo secolo. Il 16 luglio 1942 venne arrestata dai nazisti e mandata ad Auschwitz, dove sopravvisse solo un mese.
Adelphi ha iniziato a pubblicare le sue opere nel 2005 con
Suite francese.
Fra i titoli più recenti:
Il signore delle anime (2011)
I falò dell’autunno (2012)
Il vino della solitudine (2011)
Il malinteso (2012)
Una pedina sulla scacchiera (2013)