Rossini componeva delle melodie che le persone canticchiavano con piacere. La musica di Rossini lodava l'amore, la gioia e per questo la folla viennese sembrava non averne mai abbastanza delle composizioni rossiniane.
La musica di Beethoven era aggressiva e voleva risvegliare idee di giustizia nella gente; Metternich, infatti, la riteneva pericolosa. Rossini voleva incontrare Beethoven, ma gli dissero che questi non desiderava visite; il suo aspetto era cupo e trascurato, inoltre era talmente sordo che sarebbe stato ben difficile sostenere una conversazione. Nonostante ciò, Gioachino desiderava conoscere quel gran genio, vederlo anche solo una volta.
Tentò attraverso la mediazione del comune editore. Il tentativo fu vano e si rivelò inutile anche l'intervento del compositore Antonio Salieri. Riuscì il biografo Giuseppe Carpani ad accompagnare il musicista italiano. Arrivarono nella stanza sudicia e malmessa in cui abitava Beethoven, solo, accudito da una governante. Rossini fu commosso e colpito nel vedere la povertà e la solitudine dell'ammirato compositore.
Ad una cena offerta da Metternich, Rossini provò a convincere l'aristocrazia a concedere un vitalizio a Beethoven: fu inutile. Sottoscrisse, allora, una raccolta di denaro che lui stesso gli consegnò. La musica di Beethoven veniva ascoltata in luoghi lussuosi e il mondo la apprezzava, ma questa stessa aristocrazia lasciava che il compositore vivesse nella totale indigenza.
Per Rossini, invece, Vienna era impazzita: la gente pagava per stringergli la mano; c'era la moda dei cappelli o dei bastoni alla Rossini; si davano ricevimenti in suo onore; gli dedicarono delle pietanze. Nonostante queste differenze di successo e di trattamento, Beethoven ammirava e apprezzava Rossini: lo invitò a scrivere sempre opere buffe; del Barbiere di Siviglia disse: ...è un'eccellente opera buffa. Essa si rappresenterà fintanto che esisterà un'opera italiana.
Rossini ascoltò Il pirata di Vincenzo Bellini e poi andò a complimentarsi col giovane compositore il quale rimase estasiato dall'incontro col famoso maestro.
Gioachino riteneva che il piacente catanese potesse divenire il suo erede musicale. Infatti il giovane si dedicava alla melodia che, secondo Rossini, mancava alla generazione dei nuovi compositori.
Bellini, in una lettera, scriveva di essere un protetto di Rossini e questo onore gli stava dando gloria e fama. Il compositore pesarese seguiva le prove de I puritani ed assistette alla prima, a Parigi, che fu un successo per Bellini.
Morì all'improvviso, all'età di trentaquattro anni il giovane compositore. Il suo funerale fu celebrato a Parigi e Rossini commosso e piangente portò il feretro dell'amico.
Giuseppe Verdi
Giuseppe Verdi e Gioachino Rossini si trovavano a Milano nel 1837. Verdi aveva venticinque anni, idee di cambiamento, una giovane moglie e una figlia. Viveva modestamente e non frequentava i salotti dell'epoca. Era, al contrario di Rossini, un fervente repubblicano.
I due compositori si incontrarono a Bologna nel 1842. Giuseppe Verdi aveva ventinove anni; Rossini aveva avuto da Donizetti un resoconto del Nabucco, giudicato un capolavoro. La visita fu probabilmente gioiosa e i due compositori parlarono di musica. Verdi nutriva una forte ammirazione nei confronti di Rossini e del Barbiere di Siviglia scrisse che la riteneva la più bella opera buffa che esista.
D'altro canto anche Rossini apprezzava Verdi consigliandolo di farsi pagare molto essendo egli il solo in grado di comporre una Grand-Opéra (Che gli altri colleghi mel perdonino).
Giuseppe Verdi, come Rossini, esprimeva la cultura di quel tempo. Dopo la morte di Bellini e Donizetti, Verdi era l'unico rappresentante del nuovo romanticismo musicale italiano. Gli eventi storici, però, non videro i due compositori dalla stessa parte. Nel 1848 Verdi scriveva al suo librettista: Tu credi ch'io voglia ora occuparmi di note? ... di suoni? Non c'è né ci deve essere una musica grata alle orecchie degli italiani del 1848 se non la musica del cannone!
Sappiamo, invece, che Rossini nel 1948 fuggì in piena notte da Bologna a seguito dell'incidente occorso sotto le finestre di casa sua. Arrivò, infatti, un popolo numeroso che mostrò all'inizio di voler rendere omaggio al compositore; cambiò invece atteggiamento quando il maestro si affacciò al balcone. Probabilmente ciò fu dovuto all'obolo donato da Rossini alla causa dell'indipendenza, che fu considerato misero. Rossini era un simpatizzante, ma non era realmente un nazionalista. Inoltre era anche a Metternich che doveva il suo successo. Insomma era all'aristocrazia che doveva riconoscenza e non al popolo come Verdi.
La prima italiana dello Stabat Mater di Rossini venne rappresentata il 18 marzo del 1842 all'Archiginnasio di Bologna; le repliche furono il 19 e il 20 dello stesso mese. Il coro fu eseguito da solisti diretti dall'amico Gaetano Donizetti.
Secondo Rossini, egli era l'unico che poteva rendere giustizia alla sua musica. Donizetti, all'invito di Rossini, arrivò da Milano. Sembra che durante il viaggio Donizetti, dopo aver visto il Nabucco di Verdi alla Scala, continuasse a mormorare queste parole:…un capolavoro, un capolavoro, un capolavoro.
Durante la terza serata, quindi il 20 marzo, Rossini ebbe un attacco di panico: venne colpito da una profonda emozione e non riuscì a seguire il suo concerto se non da una stanza nella quale fu portato e dove riuscì ad ascoltare senza essere osservato. Temeva il giudizio dei critici; quando si riprese, prima della fine dell'Opera, raggiunse il direttore d'orchestra e lo abbracciò.
Donizetti ebbe in regalo da Rossini quattro bottoni di diamanti prima che lui lasciasse Bologna. Donizetti in seguito disse di essere rimasto impressionato dalla reazione di Rossini, piangente per la sua partenza. Donizetti verso il 1840 cominciò a soffrire di una paralisi progressiva. Rimase vedovo, era senza figli; venne rinchiuso in un manicomio. Riuscì a tornare nella sua città natale, a Bergamo, dove morì nell’aprile del 1848.