Piccola storia di una grande opera

10 anni di 8cento

di Andrea Trentini

2009



Mia moglie ed io eravamo nell'associazione di danza da un anno. Era stato un anno impegnativo, stimolante e gradevole. Ci eravamo iscritti per le danze scozzesi che avevamo visto durante una esibizione estiva. Avevamo scoperto, accettato ed in seguito anche apprezzato la danza ottocentesca. Avevamo superato il primo periodo di affiatamento con i passi di danza, con la nomenclatura e con le sequenze e coreografie da memorizzare. Avevamo organizzato le uscite settimanali per gli allenamenti riconsiderando gli equilibri famigliari. Avevamo partecipato allo stage collettivo di preparazione al Gran Ballo. Eravamo usciti indenni e galvanizzati del viaggio sulla macchina del tempo di piazza Carducci, per noi la prima, più qualche piacevole trasferta estiva.

2010Con i colleghi di associazione avevamo legato bene, avevamo apprezzato gli insegnanti e studiato i percorsi più efficaci per raggiungere le palestre in tempi decenti. Tutto a posto, ci aspettava un settembre di riposo e riflessione per prepararci a ripetere l'esperienza che, se pure impegnativa per il passaggio di livello, sarebbe stata scevra delle difficoltà iniziali.

Era l'attività giusta per scaricare le tensioni del lavoro, per frequentare un ambiente piacevole, fare nuove e stimolanti esperienze e fare dell'esercizio fisico senza tralasciare l'aspetto ludico e culturale.


Invece no.

Era appena cominciato l'anno sociale che cominciarono a girare strane voci che non capivamo bene. Si parlava di personaggi che non conoscevamo, di stages e riunioni di cui non conoscevamo l'esistenza e le finalità. Poi, finalmente la riunione generale esplicativa. In un ambiente carico di preoccupazione e nervosismo furono divulgate certe difficoltà societarie e organizzative.

2011Per i nuovi dell'ambiente, come noi, certe dinamiche non erano chiare. In una situazione dove la tensione si percepiva fin troppo, i soci e i dirigenti parlavano misurando le parole, dove qualcuno diceva senza sbilanciarsi o lo faceva troppo, in noi cominciava ad affiorare uno spiacevole senso di preoccupazione e delusione.


Non era possibile, il giochino si stava rompendo.

L'idea di cambiare ambiente e ricominciare daccapo in un contesto diverso, per noi, in quel momento non sarebbe stato possibile.

Poi però, secondo la nostra percezione, la situazione si andò normalizzando pur in presenza di alcune stranezze. Certa gente non si vedeva più, altri sparivano in occasione delle feste organizzate dall'associazione ma la cosa più evidente e, se vogliamo, preoccupante era l'evidente dimagrimento di Alessia.

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