Nella casa del patriota Lorenzo Valerio, a Torino, erano soliti ritrovarsi persone dai sentimenti liberali e una sera, nell’autunno dell’anno 1847, da Genova arrivò il manoscritto di Mameli.
Tra i presenti c’era anche il compositore Michele Novaro, il quale fu colpito dai versi del giovane studente ventenne Goffredo Mameli.
Il compositore ricordò quei momenti scrivendo queste parole: Mi posi al cembalo, coi versi di Goffredo sul leggio, e strimpellavo, assassinavo colle dita convulse quel povero strumento, (…) mettendo giù frasi melodiche, l’un sull’altra, ma lungi le mille miglia dall’idea che potessero adattarsi a quelle parole. Mi alzai scontento di me; mi trattenni ancora un po' in casa Valerio, ma sempre con quei versi davanti agli occhi della mente. Vidi che non c’era rimedio, presi congedo e corsi a casa. Là, senza neppure levarmi il cappello, mi buttai al pianoforte. Mi tornò alla memoria il motivo strimpellato in casa Valerio: lo scrissi su d’un foglio di carta, il primo che mi venne alle mani; nella mia agitazione rovesciai la lucerna sul cembalo e, per conseguenza, anche sul povero foglio; fu questo l’originale dell’inno “Fratelli d’Italia”[1].
Il clima dell’epoca era ispirato alla difesa e all’esaltazione della patria e preparava a combattere contro l’Austria: ricordiamo il 1848 e la guerra d'Indipendenza. In questo ambiente e con queste condizioni culturali e storiche nacque il nostro Inno. I versi e la melodia giungevano con impeto e colpirono il cuore dei combattenti. Divenne il canto più amato in quel periodo che portò all’Unità d’Italia. Rimase nella mente e negli animi, anche nei decenni successivi.
Nel 1862, a Londra, in occasione dell’Esposizione Universale, venne chiesto a musicisti di vari Paesi di comporre una musica di festeggiamento. Per l’Italia, appena unita, fu incaricato Giuseppe Verdi. Il musicista compose l’Inno delle Nazioni e scelse il Canto degli Italiani, preferendolo alla Marcia Reale, per simboleggiare la nostra patria. La cantata di Verdi si concluse, infatti, con le note dell’inno del Regno Unito e dell’inno francese, God Save the Queen e La Marseillaise, che il musicista pose accanto all’Inno di Mameli. Con la nascita della Repubblica Italiana, a seguito del Referendum del 2 giugno 1946, fu forse facile pensare al canto scritto e composto da Mameli e Novaro: il 12 ottobre 1946 Il Canto degli Italiani divenne l’inno nazionale della Repubblica Italiana.
[1] Tratto da: Presidenza della Repubblica - "Il Canto degli Italiani"
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Spartito del Canto degli Italiani