La bête du Gévaudan

di Andrea Gazzotti


Finalmente la svolta.
Sempre il 17, nelle vicinanze di Pommier, una donna di nome Jeanne Valette si accorge che un grosso lupo sta per attaccare la sua bambina, reagisce con rabbia e riesce a ferirla. Antoine organizza subito una ricerca e il giorno dopo il lupo viene avvistato con la sua femmina e tre grossi cuccioli.
Il 20 settembre Antoine si apposta assieme a Rinchard nei pressi di Auvers. Questa volta, da esperto cacciatore, sa che se vuole essere certo di ucciderla al primo colpo non può usare il solito fucile il quale, sovraccaricato per aumentarne la potenza letale, gli potrebbe esplodere in mano. Quindi decide di armarsi di una spingarda, una specie di grosso archibugio, pesantissimo, la cui lunghezza poteva arrivare a due metri e che doveva essere appoggiato a un cavalletto per poter mirare. La arma con una carica molto superiore al normale, diversi pallettoni e una grossa palla.
I cani cominciano a latrare sempre più forte, segno che hanno trovato la pista, e a un certo punto dalla foschia emerge quello che sembra essere un mulo.
No! È la gigantesca bête! Parte la cannonata. L’animale cade, sembra morto e invece incredibilmente si rialza, ha perso un occhio, torna all’attacco, Antoine è disarmato, ma non Rinchard che colpisce questa volta implacabilmente.
È un animale enorme, su cui viene rilevata anche la ferita inferta dalla Valet.

Dal verbale dell’esame la bestia risulta avere una lunghezza di 143,3 centimetri coda esclusa, un’altezza di 87 centimetri al garrese e pesare 63,6 chilogrammi sangue escluso. I pallettoni ricevuti l’avevano infatti dissanguata, si calcola che il suo peso reale dovesse essere superiore ai 70 chilogrammi. Inoltre sottopelo vengono trovati diversi pallini, segno che si trattava dello stesso animale dato per colpito in altre occasioni. Viene impagliato e portato alla corte di Parigi. È un trionfo.


Presentazione della bestia di Gévaudan al re e alla famiglia reale da parte di Antoine de Beauterne, acquaforte



Ma Antoine sente che la storia non è finita e scrive :
Ciascuno di noi non ne ha mai visto uno di uguale grandezza, forza, peso, grossezza e lunghezza delle quattro zanne, avendo anche il più grande piede di lupo che abbiamo mai visto e che come avevamo notato dalle sue impronte, piantava le sue unghie per più di un pollice nel terreno…., e io sono troppo modesto per ritenere che sia solo.
Continua nella caccia perché teme che la femmina e i cuccioli di cui ormai era accertata l’esistenza, assaporata la carne umana, proseguano nella strage. Entro il 17 ottobre abbatte la femmina e tre cuccioloni ormai più grandi della madre.
La bête impagliata verrà trasferita nei polverosi magazzini del Museo di Storia Naturale di Parigi, dove agli inizi del XX secolo, divorata dalle tarme, verrà distrutta.
Questa fatto, in aggiunta a quanto vedremo dopo, contribuirà ad alimentare nel tempo la fantasia umana ingigantendo la leggenda della Bête du Gévaudan.

Tutto sembra finito ma implacabile, il 2 dicembre 1765, arriva la doccia fredda.
In località Margeride due giovani pastori vengono sbranati e il 21 gennaio 1766 viene uccisa una pastorella del villaggio di Marcillac. La bête non era morta, era resuscitata lasciando lunghe impronte di 16 centimetri. Il 3 giugno afferra una bambina di 10 anni trascinandola per decine di metri ma l’intervento del grosso cane della casa le fa abbandonare la presa. La bambina si salva ma perderà un orecchio. Alla fine del 1766 i morti sono 109.

Pagina:
Precedente 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 Successiva
© 2005 - 2024 Jourdelo.it - Rivista storico culturale di 8cento Registrazione Tribunale di Bologna n. 7549 del 13/05/2005 - Direttore Resp. Daniela Bottoni
🕑