Nel mese di aprile del 1860 Bologna era in fermento per un faustissimo evento: la visita del Re, Vittorio Emanuele II. Per comprendere appieno l’eccitazione del popolo bolognese bisogna ricordare che non era trascorso nemmeno un anno da quel memorabile 12 giugno in cui la città aveva festeggiato la fine dell’occupazione austriaca e del governo pontificio, libera di intraprendere il proprio cammino verso l’unificazione dell’Italia.
L’11 e il 12 marzo si era votato per l’annessione alla monarchia costituzionale di Vittorio Emanuele II. Egli era colui che aveva raccolto e incarnato le speranze dei Bolognesi e ora i Bolognesi avevano finalmente l’occasione di esprimergli il loro affetto e la loro gratitudine.
I preparativi fervevano, seppure disturbati dal maltempo che imperversava da giorni e che rischiava di sciupare i sontuosi apparati decorativi allestiti per l’occasione, la cui progettazione era stata affidata al giovane architetto Giuseppe Mengoni. Il sovrano era atteso nel pomeriggio di martedì 1 maggio.
Anche quel giorno era iniziato con la pioggia, che tuttavia prese a diminuire per poi cessare nel primo pomeriggio. Il Re giungeva dalla Toscana e alle 2½ pomeridiane il cannone annunciava il suo arrivo in carrozza a Porta S. Stefano, dove erano pronte ad accoglierlo autorità civili e militari.
Il Corriere dell’Emilia riportò: Non solo d’entusiasmo e di gioia, ma di commozione profonda noi vedemmo compreso il popolo intero…. tutti affolavansi per le vie che sapevasi avrebbe il Re percorse… La via S. Stefano era ornata di vasi d’agrumi e di bandiere nazionali… Non v’era casa che non fosse ornata di drappi colle armi del Re… e da tutti i balconi le Signore sventolavano i loro bianchi fazzoletti, facevano piovere sul legno reale un nembo di fiori ed una polvere d’oro.
In Strada Maggiore facevano bellissima mostra tante ghirlande a festoni di fiori sospese in aria ed alternate con piccole banderuole ai tre colori nazionali… Il Mercato di Mezzo (Via Rizzoli) presentava un pergolato a festoni di rose bianche e rosse che col verde delle foglie formavano i tre colori… In mezzo a Piazza Maggiore (allora intitolata a Vittorio Emanuele) sorgeva una fontana tutta adorna di verdure e di fiori… A pie’ della scalinata di San Petronio stavano schierati i nostri pompieri, e alle due ali le compagnie de’ speranzini (così detti) l’una di Ferrara, l’altra di Bologna. Lungo la scalinata e nell’interno della grande Basilica di S. Petronio facevano il servizio d’onore le Guardie Nazionali in completa tenuta e i Reali Carabinieri. Aprivano e chiudevano l’accompagnamento del Re due squadroni di Cavalleggieri. Dopo la cerimonia in San Petronio e una breve sosta nel Palazzo Municipale, il sovrano si recò per via San Mamolo alla Villa Reale (ex villa legatizia) di San Michele in Bosco, dove avrebbe alloggiato durante la sua permanenza in città.
Il popolo, non pago di avere salutato e festeggiato per le vie il Re, recavasi in folla alla Reale Villa per acclamarlo di nuovo, tanto che Sua Maestà si fece al balcone per salutare e ringraziare la folla.
La fitta agenda del Re continuò anche il giorno successivo, sotto un sole splendente. Dopo il ricevimento delle autorità nel Palazzo Comunale e un gran pranzo a Corte, nel pomeriggio Vittorio Emanuele si recò in visita all’Archiginnasio. La piazza e le volte del Pavaglione, le sale e le logge erano gremite di persone. Il Re visitò l’antico Teatro Anatomico e la Cappella dei Bulgari con gli affreschi di Bartolomeo Cesi (purtroppo in gran parte distrutti il 29 gennaio 1944 dal bombardamento che danneggiò gravemente anche il Teatro Anatomico).
Immagini nella pagina:
C. Arienti, Ritratto di Vittorio Emanuele II, 1861 (part.), Museo civico del Risorgimento, Bologna
Contardo Tomaselli e Onofrio Zanotti, Cappella dei Bulgari, 1849