Il Generale portò il suo esercito fino a Talamone, convinse il comandante del presidio di Orbetello a dargli qualche cannone e riprese la navigazione. Evitando il controllo borbonico, raggiunse la Sicilia e sbarcò l’11 maggio a Marsala. Garibaldi lanciò un proclama invitando il popolo siciliano alla lotta: Chi non impugna un’arma, è un codardo od un traditore della patria. Si spostò a Salemi e, nel nome di Vittorio Emanuele Re d’Italia, assunse la dittatura in Sicilia.
Garibaldi decise di marciare verso Calatafimi dove trovò schierate truppe borboniche di fanteria, artiglieria e cavalleria: si va all’assalto! Le testimonianze dei volontari ci dicono che Garibaldi era, ovunque, grande esempio di tenacia e di coraggio. Nino Bixio, facendo notare lo sfinimento dei garibaldini, si sentì rispondere con la famosa frase Qui si fa l’Italia o si muore. E fu vittoria e da quel momento l’isola fu con Garibaldi. La strada verso Palermo era aperta, ma per ben due volte gli avversari riuscirono a fermare i volontari. Così il Generale attuò un piano attirare le truppe nemiche verso l’interno dell’isola mentre lui, segretamente e con il grosso del suo gruppo, avanzava verso Palermo.
La strategia riuscì e i garibaldini irruppero fino al centro della città e ridussero il nemico in un unico quartiere. Anche i palermitani si sollevarono e, quando le truppe borboniche tentarono di riprendere il sopravvento, trovarono fitte barricate e un’accanita resistenza. Dopo tre giorni, i Borbonici lasciarono la città e si imbarcarono verso Napoli.
I Mille erano ora tali solo di nome: numerosi volontari e patrioti siciliani si unirono a loro, mentre altre spedizioni di volontari giungevano dal nord e dal centro Italia portando rifornimenti, armi e munizioni. A Milazzo lo scontro fu sanguinoso: circa 750 furono i morti, ma Garibaldi, ancora una volta, riuscì a trovare la giusta strategia: con alcuni uomini si portò sul fianco sinistro del nemico e poi, da una nave amica, cominciò a bombardare contro l’esercito avversario sconfiggendolo. Garibaldi ormai controllava tutta la Sicilia e decise quindi di portare la guerra sul continente e passare lo stretto di Messina.
Immagini nella pagina:
Decreto col quale Garibaldi assunse la Dittatura in Sicilia
Tragitto della Spedizione, tratto da Gentile, Ronga, Rossi, Il tempo e la storia, vol. 2, Ed. La Scuola