Il moto di Savigno: i combattimenti del 15 agosto 1843 tra carabinieri pontifici e ribelli raccontati dai protagonisti

di Luciana Lucchi

Osteria di Savigno (Miniatura 219x154 px)R. “Noi proseguimmo a discendere e parte dei nostri entrarono in paese e parte si trattennero all’esterno contro i carabinieri che, circa nove o dieci, erano nell’osteria, i quali facevano fuoco contro di noi dalle finestre dell’osteria stessa. Siccome quei carabinieri del fiume rispondevano con energia, così tutti della banda, lasciando Savigno, si diressero contro di loro i quali perciò ricevettero una tempesta di fucilate… I carabinieri cominciarono prima a far passi retrogradi, poi a fuggire. Un carabiniere morì [Lambertini].”(4)


C. “Il carabiniere Lambertini, che m’era vicino, rimase ferito in un fianco per cui cadde a terra. Io rimasi qualche momento presso di lui che si raccomandava a Dio e per avere un Prete, e pregava me di non abbandonarlo. Io vi stetti finché potei, ma vedendo che i miei compagni si erano già allontanati e inseguiti dai faziosi, e che rimanendo in quel luogo poteva essere troppo esposta la mia persona, risolvetti di allontanarmi da colà e di ritirarmi in una vicina casa per mettermi in salvo.”(5) Bandiera tricolore (Miniatura 219x255 px)

C. “Eravamo rimasti nell’osteria di Savigno in dieci carabinieri, compreso il capitano Castelvetri. Essendo io nel cortile dell'osteria, vidi venire frettoloso un contadino che mi avvertì che i Briganti venivano verso di noi, per cui non indugiai a correre dal Capitano a dirglielo, che ordinò a noi tutti di armarci, giacché nella più parte eravamo in maniche di camicia e ci fece andar tutti nell’osteria di Savigno ove avevamo preso alloggio, e già si erano insellati i cavalli, allorché si videro a comparire i Briganti da una parte di Savigno, i quali fecero una scarica sopra di noi.”(6)

R. “Arrivati a Savigno cominciammo a far fuoco tanto contro i carabinieri del torrente che quelli di Savigno, i quali entrarono nell’osteria e si chiusero facendo fuoco contro di noi dalle finestre dell’osteria.”(7)

C. “Durò il fuoco da una parte e dall’altra per più di un’ora, poi cessarono le fucilate dei Briganti che si videro andare quasi tutti alla volta di Samoggia ove appunto si trovava il Paolini coi suoi. Volevasi noi approfittare di questa circostanza per fare una sortita, quando sentimmo improvvisamente una scarica per parte dei faziosi, che non tutti erano andati verso Samoggia. Ci fu forza quindi ritornar dentro all’osteria e chiudere la porta della bottega per la quale eravamo sortiti.”(8)

Note:
(4) Deposizioni dei ribelli G. Minghetti, e P. Bonfiglioli.
(5) Testimonianza del carabiniere A. Negri.
(6) Testimonianza del carabiniere Emidio Domenichetti, 26 anni.
(7) Deposizione del ribelle Luigi Benetti, 22 anni.
(8) Testimonianza del carabiniere E. Domenichetti.

Immagini nella pagina:
Osteria di Savigno, vista da ponente, ricostruita in base alle deposizioni e testimonianze. Disegno di Vittorio Lenzi, 2000. Pubblicato in Negli anni della Restaurazione, a cura di M. Gavelli e F. Tarozzi, num. monografico del "Bollettino del Museo del Risorgimento", a.44-45 (1999-2000).
Bandiera tricolore conservata da Napoleone Innocenti, uno dei cospiratori del 1843. È senza data, sul telo bianco è scritto Italia (parola d’ordine dei ribelli, vedi testo), misura cm. 100x80, © Museo civico del Risorgimento di Bologna.

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