Vagava per i corridoi della biblioteca dell’università, in mezzo a migliaia di libri, inalando l’odore stantio del cuoio e della tela delle vecchie pagine, come se fosse un incenso esotico.
Certe volte si fermava, prendeva un volume da uno scaffale e lo teneva per un istante tra le sue manone, che vibravano al contatto ancora insolito con il dorso e il bordo e le pagine docili. Poi cominciava a sfogliarlo, leggendo qualche paragrafo qua e là, e le sue dita rigide giravano le pagine con infinita attenzione, quasi timorose di distruggere, con la loro rozzezza, ciò che avevano scoperto con tanta fatica.
Titolo originale: Stoner (1965)
Traduzione di Stefano Tummolini
Pubblicato da Fazi Editore, 2012
Postfazione all’edizione italiana di Peter Cameron
William Stoner, il protagonista del romanzo, nasce nel 1891 in una piccola fattoria del Missouri. Con i genitori, lavoratori instancabili, fatica a comunicare. A 19 anni si iscrive alla vicina Università del Missouri, a Columbia, per studiare agraria, ma ben presto sono le materie umanistiche e in particolare la letteratura ad emozionarlo e ad avvincerlo. Consegue così la laurea in Lettere e ottiene i primi incarichi presso la stessa università, dove resterà ad insegnare fino alla sua morte.
Timido, impacciato, riservato, William si innamora a prima vista di Edith e la sposa. Sarà un matrimonio infelice. Edith, vittima dei condizionamenti subiti nell’infanzia, si rivela ben presto una donna poco equilibrata che sfoga le proprie frustrazioni vessando il marito e opprimendo la figlia, amata teneramente dal padre William. Il rigore etico sul lavoro gli creerà delle ostilità che si ripercuoteranno sulla sua carriera, che non andrà mai oltre quella di ricercatore. Ma il professor Stoner è amato dai suoi studenti, che segue con appassionato impegno. Stoner vivrà anche una breve storia di amore autentico al di fuori del matrimonio, ma restano l'amore per lo studio della letteratura, la lettura e la vocazione all’insegnamento la sua grande risorsa e il rifugio nei momenti difficili, l’unica vita che non l’aveva mai tradito.
La trama in fondo è semplice e potrebbe apparire addirittura banale. Ci si affeziona a Stoner, anche se talvolta si può restare amareggiati dalla sua incapacità di reagire e cambiare le cose.
Ma a fare di questo romanzo un capolavoro letterario è la scrittura eccellente, che rende la narrazione intensa e toccante. Come afferma Peter Cameron, che ha curato la postfazione:
“La prima volta che l’ho letto sono rimasto sbalordito dalla qualità della scrittura, dalla sua pacatezza e sensibilità, dalla sua implacabile chiarezza abbinata a un tocco quanto mai delicato. Dio si nasconde nei dettagli e in questo libro i dettagli ci sono tutti: la narrazione volteggia sopra la vita di Stoner e cattura ogni volta i momenti di una realtà complessa con limpida durezza […], e attraversa con leggera grazia il cuore del lettore, ma la traccia che lascia è indelebile e profonda”.
Una lettura che appassiona, pone interrogativi e regala quel piacere che la buona letteratura sa dare.
John Williams è nato in Texas nel 1922 da una famiglia di contadini. Partecipò alla seconda Guerra Mondiale in India e Birmania. Al suo rientro negli Stati Uniti, un anno prima di laurearsi, dette alle stampe il suo primo romanzo Nulla, solo la notte (2021, Fazi Editore). Ha trascorso il resto della sua vita insieme alla moglie e ai figli a Denver, in Colorado, insegnando all’università, e dove è morto nel 1994. Fazi Editore ha pubblicato altri due suoi romanzi: Butchers’ Crossing (2013) e Augustus (2021).