Nato a Bologna il 4 aprile 1810 da una famiglia agiata di tendenze liberali, iscritto alla facoltà di Legge, mentre era studente Agamennone Zappoli fece parte di un gruppo di attori dilettanti assieme al fratello maggiore Antigono. I loro nomi si trovano menzionati nei resoconti giornalistici dell’autunno 1831, allorché durante una serie di recite a favore degli esiliati politici tenutesi al Teatro Brunetti sostennero egregiamente i ruoli principali nel Filippo di Alfieri.
Agamennone inoltre già aveva scritto qualche farsa e un paio di commediole da far recitare ai compagni e nel 1832 aveva dato alle stampe un ambizioso Saggio sull’arte del recitare in cui impartiva consigli prendendo a modello gli attori più amati del tempo: Giuseppe De Marini, Carlotta Marchionni e Gustavo Modena, con il quale condivideva la fede mazziniana.
Nel 1833 si faceva promotore e redattore unico degli “Annali Teatrali”, modesto foglio periodico che ebbe vita stentata per mancanza di sottoscrittori; con ogni probabilità era stato anche autore di qualche volantino antigovernativo che girava anonimo in città, sta di fatto che il suo nominativo venne inserito nel “Libro dei compromessi politici nella rivoluzione del 1831-32” e il suo attivismo lo rese sospetto e bersaglio di persecuzioni.
In primo luogo, mentre il fratello subito dopo la laurea in medicina poté trasferirsi nelle Marche, ad Agamennone, una volta laureato, pur avendo compiuto il periodo di praticantato, venne impedito di esercitare la professione forense costringendolo, per sopravvivere e mantenere la famiglia, ad entrare a far parte di qualche modesta compagnia comica in qualità di autore di copioni e, all’occorrenza, come attore (come aveva già fatto l’amico Augusto Aglebert), cogliendo l’occasione di qualche tournée per allontanarsi dalla città, come fece allorché con la compagnia Trenti varcò per la prima volta i confini diretto a Roma, ma venne costretto a tornare indietro per il sospetto di una imminente epidemia di colera. Inoltre, non disdegnava di comporre poesie occasionali a pagamento, né di collaborare con recensioni teatrali che venivano pubblicate dalla “Gazzetta di Bologna”. Ma i pedinamenti, le perquisizioni domiciliari e gli interrogatori col passar del tempo si fecero sempre più pressanti, venne anche incarcerato senza una vera motivazione nel 1841.
Ritenendo che la misura fosse colma, ai primi del 1842, munito di regolare passaporto, si trasferì con la moglie e la figlioletta nella più liberale Toscana di Leopoldo II e vi trascorse un periodo di tranquillità e di intenso lavoro, grazie all’appoggio di personalità influenti, come il Wieusseux e G.B. Niccolini, e al successo riscosso sulle scene dai drammi storici che aveva cominciato a scrivere. Tra il 1842 e il 1846 venivano recitati, stampati e ristampati Annibale Bentivoglio, Virginia Galluzzi, I Ricchi e i Poveri, Gratitudine, Salvator Rosa (questi ultimi tre drammi sono da considerare i migliori e più originali della sua produzione), seguirono la tragedia Ottone (edita a Firenze ma con dedica al liberale bolognese Emilio Loup nel cui teatrino privato aveva recitato) e il Dante Alighieri, fluviale dramma storico a rappresentare il quale erano necessarie due serate, che finì per essere tra i più apprezzati dal pubblico fiorentino.
Immagine nella pagina:
Ritratto di Agamennone Zappoli, Museo civico del Risorgimento di Bologna - Certosa