Si sa… la guerra la fanno i soldati (uomini), ma spesso troviamo nella descrizione delle organizzazioni militari del Sette e Ottocento dei riferimenti a figure femminili, inquadrate con precisi compiti e assegnazioni, raffigurate, fra l’altro, con abiti che si rifacevano a quelli del Reggimento cui erano state assegnate.
La loro memoria si è persa nel corso del ‘900 fino a un quasi completo oblio eppure queste donne sono state elementi fondamentali a sostegno dei combattenti e, fin dalla lunga epopea napoleonica, ne troviamo molte il cui comportamento durante le azioni belliche fu tale da essere non solo menzionate nei resoconti bensì premiate con medaglie e riconoscimenti, tanto è che nel corso del primo Ottocento la loro figura divenne quasi leggendaria con balletti, opere liriche, quadri ed altri omaggi artistici e letterari. Ma chi erano queste donne inquadrate militarmente senza essere soldati e quali compiti o funzione avevano?
Il primo a citarle fu Luigi XIV. Il Re Sole applicò il suo rigore organizzativo alla struttura del suo esercito a partire da una codifica delle uniformi, delle competenze militari ed una ripartizione del numero delle donne assegnate ai vari Reggimenti, le cui attività comprendevano quelle di lavandaia, cucitrice, assistente ai malati e distribuzione di cibo, liquori e bevande, preferendo donne sposate a soldati o sottufficiali nel tentativo di eliminare la prostituzione imperante al seguito dei soldati.
Queste scelte vennero condivise anche da altre nazioni e nei decenni successivi furono sempre più numerose le donne che seguirono queste attività.
Nel 1793 fu nuovamente la Francia, con la giovane Repubblica post Rivoluzione, a regolamentare la posizione delle donne al seguito degli eserciti. Dovendo fronteggiare le enormi spese per le munizioni ed il foraggio, rimaneva ben poco per le provviste per la truppa e la presenza delle cantiniere assegnate ad uno specifico Reggimento consentiva di avere in luogo, per integrare il rancio, non solo bevande ed alcolici ma anche provviste alimentari ed altro, fra cui il quasi indispensabile tabacco.
Fu tuttavia con le guerre napoleoniche che la figura della cantiniera/vivandiera assunse un ruolo fondamentale nell’esercito. Più ampio era il campo di azione più era difficile avere i rifornimenti. La presenza delle vivandiere divenne fondamentale anche per un commercio più o meno lecito di merce varia, spesso frutto di razzie compiute dai soldati nel corso delle occupazioni, fossero essi beni di prima necessità o oggetti preziosi, mentre la rivendita alle vivandiere del surplus di cibo razziato, non potendo essere conservato, permetteva una circolarità del consumo oltre che una fonte di guadagno reciproca.
Immagini nella pagina:
Vivandiera Catherine Baland durante la Battaglia di Chiclana, 1811, dettaglio del quadro di F.-L. Lejeune (1812), presso Reggia di Versailles.
Vivandiera francese, stampa, 1853.
Arma di fanteria francese (a destra immagine di vivandiera), Secondo Impero